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Franco Arminio - i viaggi dell'anima
Civita e i viaggi dell’anima

Civita e i viaggi dell’anima

Novembre 7, 2018 Mariarita Sciarrone

Avete mai sentito parlare dei viaggi dell’anima? Sicuramente sì. Protagonisti sono quei luoghi che ti mettono di fronte te stesso. Sono viaggi coraggiosi e li puoi fare solo in alcune destinazioni lontane dai circuiti turistici, dove puoi sentire davvero il suono della tua voce, imparare a conoscere i tuoi passi, chiudere a chiave i rumori del mondo esterno ed entrare in contatto con l’altro. L’ho ribattezzato così il mio ultimo weekend a Civita: un viaggio dell’anima.

Blogtour Civita nel cuore

Lo scorso ottobre sono stata ospite di un blogtour, organizzato da Borgo Slow, progetto ambizioso con l’obiettivo di connettere i piccoli borghi a nuovi modelli di ospitalità diffusa.

Un blogtour per ripartire e per far conoscere la vera essenza di questo luogo, grazie al contributo dei piccoli imprenditori del borgo.

Assieme ad 11 blogger ho trascorso due giorni alla scoperta delle 7 meraviglie di Civita.

Cosa vedere a Civita – i viaggi dell’anima

Arrivata in questo borgo di meno di mille abitanti ai piedi del Parco Nazionale del Pollino e ai confini della Calabria, mi sono stupita del silenzio. Ma non quel silenzio tipico dei borghi abbandonati e senza vita. A Civita regna un silenzio quasi rispettoso del luogo, della montagna che qui è protagonista assoluta, delle strade strette e in salita che si arrampicano fino al centro storico.

Silenzio che quasi subito si trasforma in braccia che ti accolgono, mani che ti stringono e voci che ti invitano a fermarti. Sono gli abitanti di Civita, per nulla schivi, ma socievoli e desiderosi di aprire le proprie case.

 

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Se c’è una cosa che mi ha colpito di #Civita è la fierezza dei suoi abitanti. Quella fierezza tipica di chi è orgoglioso della propria storia e delle proprie tradizioni. Se vai a Civita, devi fermarti a conoscere la sua gente. Gli abitanti di Civita vogliono parlarti, vogliono essere ascoltati. Come Zio Antonio, felice di essere fotografato e stabilire un contatto con l’altro, il forestiero. Perciò quando arrivi qui, ricordati di alzare la testa, di non andare di corsa. Piuttosto rallenta!Soffermati sui loro sguardi, anche se non li hai mai incrociati prima. Civita insegna il significato più profondo dell’accoglienza. Qui si pratica la filoxenia, le porte hanno ancora le chiavi nella toppa e si respira il senso di una comunità con le braccia sempre spalancate. #civitanelcuore #borgoslow #igerscosenza #peopleareawesome #accoglienza #viaggiasud #lostretto__indispensabile #igerscalabria #turismolento #blogtour #educationaltour #southofitaly #italianaculture #gentedicalabria #igerspollino #experientialtravel #calabridavivere #enjoycalabria #discovercalabria #direzionecalabria #calabriastyle #bestcalabriapics #southitaly #versosud #amepiaceilsud #mediterraneo #calabria_illife #calabria_da_sogno #autunnoincalabria

Un post condiviso da Mary Sciarrone 👉 viaggiAsud (@lostretto__indispensabile) in data: Ott 15, 2018 at 8:08 PDT

Le Case Kodra e i comignoli di Civita

Qui a Civita parlano tanto, con gli occhi e con il cuore. Persino le case. Tra le prime cose da fare appena arrivati, è andare a scovare le Case Kodra. Ce ne sono circa sei a Civita, una di queste è diventata Casa Museo, nel Rione Sant’Antonio. Ma cosa sono le case Kodra? Sono vere e proprie case parlanti, con tanto di occhi, naso e bocca. Il nome lo si deve Ibrahim Kodra, pittore post-cubista albanese che visitò Civita negli anni ‘90.

Vi stupirete nel trovare finestrelle che diventano occhi spalancati sul mondo, canne fumarie che rappresentano il respiro e quindi il naso, porte che danno l’idea di bocche ora serrate, ora colme di stupore.

Sui tetti di ogni Casa Kodra e non solo, c’è inoltre un cappello, meglio noto come comignolo. È la seconda meraviglia di Civita. I comignoli raccontano molto della storia dei civitesi. Raccontano, in primo luogo, lo status sociale di una famiglia. Ci sono, infatti, i comignoli più elaborati, che stanno a significare la presenza di una famiglia nobile e i comignoli più semplici, appartenenti ai contadini. In secondo luogo, questi comignoli avevano la funzione di allontanare gli spiriti maligni.

weekend dell'anima

Il belvedere di Civita

Lasciati i comignoli, la terza meraviglia da vedere è il Belvedere. Affacciarsi da qui è come ristabilire le proporzioni, constatare quanto siamo piccoli di fronte madre natura. Da qui si scorge la dorsale del Raganello, parte delle gole e il Ponte del Diavolo. E viene naturale voler riavvolgere il nastro e pigiare il tasto restart, prima di quel 20 agosto. Negli occhi di Stefania, Project Manager di BorgoSlow, leggo il dolore, misto a voglia di riscatto. Quello che è successo a Civita lo scorso agosto, ha lasciato un segno in tutti gli abitanti. Un borgo intero che in silenzio si è rimboccato le maniche e ha ripreso a costruire, sebbene non ci fossero segni evidenti di distruzione, sebbene sembrasse tutto al suo posto. Ma le ferite dell’anima sanno essere più profonde.

Il ponte del diavolo

Dal Belvedere c’è un sentiero che conduce all’estrema dorsale del Raganello e al Ponte del Diavolo. Tra scatti e momenti di riflessione, ci siamo immersi nei racconti Stefania, guida eccellente di questi due giorni e profonda conoscitrice del territorio.

Sono tante le storie legate alla “Timpa del Diavolo”. Una leggenda narra, ad esempio, che un proprietario terriero chiese al diavolo di costruire un ponte sul torrente. In cambio il diavolo avrebbe potuto prendere con sé l’anima della prima persona che avesse attraversato il ponte. Durante una notte tempestosa il diavolo costruì 36 metri di ponte e si preparò ad accogliere la prima vittima, ma il proprietario terriero fece attraversare il ponte ad una pecora e una capra. Il diavolo tentò invano di distruggere il ponte e non riuscendovi, sprofondò per l’ira negli abissi.

La dorsale del Raganello

Dal belvedere si inizia il percorso verso l’estrema dorsale del Raganello. Una delle meraviglie dei nostri due giorni a Civita sono state le lunghe camminate. Qui si cammina molto, un cammino faticoso, ma lento, fatto di lunghe pause. Per affrontare alcuni percorsi serve concentrazione, occhi ben puntati sul terreno, un abbigliamento adatto, guide esperte e prudenza.

Lungo questo sentiero imperdibile la sosta al sito Mater Chiesa. Un luogo mistico, dove pare ci fosse l’insediamento di un antico luogo di preghiera e contemplazione. La sacralità di questo luogo è ben rappresentata dagli ulivi secolari che crescono in questo pezzo di terra. Da qui si gode di una vista fiabesca.

Civita - weekend dell'anima

La camminata sull’estrema dorsale del Raganello mi ha fatto comprendere ulteriormente la bellezza della fatica, il legame intrinseco che abbiamo con la natura e la consapevolezza che arriva un momento in cui dobbiamo fermarci e tornare indietro.

Ho affrontato parte di questo percorso al sesto mese di gravidanza. Ero serena e fiduciosa, consapevole che non mi sarei spinta fino alla fine, ma fosse stato anche solo per un chilometro, sapevo ne sarebbe valsa la pena. Non sono arrivata fino alla cima della nostra arrampicata sull’estrema dorsale del Raganello, ma la sensazione di pace e libertà che ho respirato lassù viaggia ancora con me.

La cultura Arbëresh

Un’altra meraviglia di Civita è il suo folclore. Qui convive, infatti, una minoranza linguistica, conosciuta come Arbresh. Civita è stata fondata nel 1476 dagli albanesi e i valori di questa cultura sono stati tramandati fino ad oggi.

L’ospitalità, la fedeltà, la fratellanza, sono tutti valori di cui questo borgo è portatore. Il senso di appartenenza a questa comunità qui è molto forte. L’Arbëresh viene insegnato ancora oggi nelle scuole, lo si parla in casa e le tradizioni di questa cultura vengono tramandati di generazione in generazione. Viene naturale fare un paragone con un’altra minoranza linguistica calabrese, il greco di Calabria. Da un lato vi è l’orgoglio dei parlanti arbëresh, dall’altro il rifiuto del greco di Calabria da parte dei parlanti greko negli anni ’50. In mezzo c’è un processo di rivitalizzazione di entrambe le lingue da parte delle nuove generazioni.

Dove mangiare a Civita – i viaggi dell’anima

A Civita si cammina tanto, dicevamo. Cibo genuino e un buon bicchiere di vino aiutano a recuperare le energie. Sono stati diversi i nostri momenti di ristoro. Il primo con le mandorle dell’azienda Carlomagno, preparate nei modi più disparati. Mi sono sentita privilegiata perché la prima cosa che è stata offerta è stata la mia droga legale preferita: il latte di mandorla.

Un altro momento di ristoro lo abbiamo trascorso presso il ristorante enoteca Oste d’Arberia. La famiglia Nicoletti ci ha condotto in un viaggio autentico tra vini autoctoni e un menù degustazione a km0. Salumi, formaggi, verdure in pastella e innumerevoli delizie, sono state accompagnate dal Cervinago Rosso Calabria, vino prodotto dall’Azienda Agricola Cerchiaria. 

Civita Oste d'Arberia

Una cucina, quella proposta a Civita, che è un connubio tra la tradizione calabrese e quella Arbëresh. Come la pasta. Due sono le tipologie di pasta che ci ha presentato Anna Stratigò, ambasciatrice d’Arberia, in un laboratorio partecipato: striglia (Stridhëlat), dromsa (Dromësat).

La prima è un tipo di pasta che assomiglia ad un gomitolo di lana. Si realizza con pazienza, al punto che un tempo la donna si misurava dal saper fare la striglia o meno, in quanto lavorare quest’impasto richiede una certa abilità, facendo in modo che non si spezzi.

Il secondo tipo di pasta è meglio nota come la pasta dei poveri. La sua preparazione è un vero e proprio rito in cui la farina viene battezzata da un rametto di origano gocciolante d’acqua. In questo modo si formano grumi di pasta, dromsat, che poi vengono cucinati con i legumi o al sugo.

Entrambe le specialità le abbiamo gustate all’interno dell’ultimo ristornate che ci ha ospitato, l’Antico Ulivo. In  un misto di sapori semplici e decisi.

viaggi dell'anima

Dove dormire a Civita – i viaggi dell’anima

Quando il mio compagno di viaggio mi ha comunicato il b&b in cui avrei alloggiato, sono andata a sbirciare su Internet e sono rimasta folgorata dalla descrizione.

“Sei a La Magara, l’unico Bed and Breakfast a Civita situato in pieno centro storico. Sei in un luogo privilegiato sul mondo e sulla memoria. In alto, al di sopra di tutto.
In ogni stanza una loggetta, una finestra. Lo sguardo può danzare: fermarsi in basso sul ponte del diavolo, più in lontananza riempirsi di mare, girarsi di lato e arricchirsi delle verdi e rigogliose piante della Lacxa. Da lì, l’incontro con il vento ti toglie il respiro. È magico, porta con sé tante storie, tanti segreti, sussurri. Sei nel silenzio ma non sei solo. Lo scandire del tempo accompagna il tuo viaggio.” 

Ancora prima di arrivare, ho capito che quello sarebbe stato il posto perfetto dove fermarmi. Stavo viaggiando sola, ma non del tutto. Assieme a me portavo una vita che presto si affaccerà al mondo. Il nostro primo viaggio in due.

 

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Sono convinta che niente accada per caso. A Civita ho inciampato su un segno dopo l’altro e lo so che non sono state coincidenze. Luoghi e volti che mi hanno consegnato memorie e segreti. Ho camminato tanto, ho ammirato la grandezza di madre natura e ancora una volta ho capito che il mio posto è qui, in questa terra. Mi avevano detto che ero stata una pazza a tornare. Probabilmente è davvero così, ma io qui respiro. Vivo. #civitanelcuore #blogtour #viaggiasud #igerscalabria

Un post condiviso da Mary Sciarrone 👉 viaggiAsud (@lostretto__indispensabile) in data: Ott 19, 2018 at 7:43 PDT

Il B&B La Magara rispecchiava esattamente la sua descrizione. Un luogo privilegiato, dove la cosa più naturale che ti viene da fare e fermarti. Ancora più accogliente è la padrona di casa del B&B. Antonella mi ha aperto le porte della Magara con la sua dolcezza, i suoi occhi trasparenti e sinceri e mille racconti di vita. Storie tra passato e presente e un vissuto che mi è sembrato ora dopo ora sempre più simile al mio. C’erano le partenze, i lunghi esili dal paese d’origine e i ritorni. Non si sa per quanto, forse solo fino a quando “Civita avrà bisogno di me“. La cosa più commuovente del B&B La Magara – e un po’ di tutte le strutture ricettive presenti a Civita – è l’amore verso questo territorio. Immenso e generoso.  In ognuna delle strutture ricettive presenti a Civita troverete prodotti tipici, senso di comunità, “il mondo intero in un piccolo villaggio” e tanto cuore.

viaggi dell'anima

Come quello di ‘Zi ‘Ntonio. il vostro viaggio dell’anima non può non concludersi con una sua stretta di mano, una sua pacca sulla spalla. Lui è la memoria di questo borgo, il custode delle tradizioni e i suo sguardo acciaccato ma fiero, vi restituirà la fotografia più bella di Civita.

Per scoprire tutti i racconti del blogtour, basta seguire l’hashtag #civitanelcuore su Instagram.

 

 

Mariarita Sciarrone
Mariarita Sciarrone

Giornalista, esperta di marketing territoriale e digital strategist. Sembrano tante qualifiche, ma sono tutte racchiuse in una professione.  In parole povere mi occupo di valorizzare aziende e territori. Lo faccio principalmente mettendo assieme strategia e parole. Hai bisogno di aiuto?  LAVORA CON ME


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✍️Scrivo ovunque, per lavoro su @avveniredicalabria 👉 Quella dei social 📍#Calabria e Sud lenti 🌟 Nostalgica per vocazione Ho creato @secretcalabria

Per trovare la Piccola Biblioteca sul Mare bisogna Per trovare la Piccola Biblioteca sul Mare bisogna tenere a mente i punti cardinali e poi osservare il faro, allungare lo sguardo fino al pilone che si trova dall’altra parte dello Stretto — non lo Stretto di Messina, ma quello di Scilla e Cariddi. 

«Siamo a Punta Pezzo. Nella regione dello Stretto. Noi guardiamo da sempre l’isola. La Sicilia è il nostro primo paesaggio interiorizzato. La prima nostalgia.» È così che si legge in uno dei post che animano il profilo Facebook della Piccola Biblioteca sul Mare. 

Dietro e dentro questo piccolo scrigno c’è l’anima di Patrizia Flecchia e un’iniziativa nata dal basso, che ha puntato sulla forza di autodeterminarsi per abitare poeticamente i luoghi. 

Tra le parole chiave di questo  progetto c’è il concetto di educazione diffusa:
I libri escono dai luoghi privati e vanno a incontrare spazi di comunità, per creare una condivisione fatta sia di intercultura che di intergenerazionalità. 

Affacciata sul mare, dentro e fuori da questo spazio i libri si possono leggere, prendere in prestito, vivere in prima persona. 

«Non siamo un’associazione per scelta, siamo solo una coppia che offre i propri libri e il proprio tempo. Non c’è circolazione di denaro, non abbiamo mai perso un libro, perché lavoriamo sulla fiducia» mi racconta Patrizia il giorno che ci siamo incontrate.

Con me ho portato un albo in donazione, la mia sete di raccontare storie e last bus not least mia figlia. 

Vederla disegnare su quella seggiolina, con lo Stretto davanti, mi ha ricordato una piccola me, cresciuta con lo sguardo sempre rivolto verso questo mare. 

Siamo uscite da qui con una busta piena di libri da leggere e tanta felicità. Poi ho scoperto di aver lasciato le luci accese della macchina. Apparentemente questa è un’altra storia ma a che fare molto con la comunità, il villaggio che è urgente ricreare e che si traduce anche nel ricevere aiuto in meno di dieci minuti. ♥️

👉La storia completa della Biblioteca sul Mare la trovare in edicola questa domenica su Avvenire di Calabria. 

#PiccolaBibliotecaSulMare #EducazioneDiffusa #libriinbici #StrettoDiScillaECarriddi 
#lostrettoindispensabile #avveniredicalabria 
Libri in bici 
Calabria virtuosa
Io la notte prima degli esami non me la ricordo af Io la notte prima degli esami non me la ricordo affatto. 
Non ricordo cosa ho mangiato, l’ultima persona con cui ho parlato al telefono, né i messaggi che ho inviato. Però ricordo bene le notti precedenti. Le notti di studio matto e disperato a casa di Valentina, trasferite in quella dépendance dietro casa sua, dove studiavamo, piangevamo, mangiavamo, ridevamo, ci disperavamo. 
Di quei giorni lì ricordo la mia ansia. E se oggi potessi parlare a quella ragazzina, le direi soltanto: “Fidati, è meglio quest’inquietudine che provi ora, rispetto alle ansie che ti aspettano negli anni a venire”. Ma forse non le direi nulla. Ché a quell’età, cosa vuoi ascoltare?
Di quei giorni lì, ricordo che non mi sono goduta un bel nulla. Volevo solo che finissero. Una sensazione che ritrovo anche sfogliando queste pagine di diario. Le apro cercando un indizio, qualcosa di bello. Qualcosa che non fosse solo pessimismo cosmico. Della notte prima degli esami non ho scritto molto, solo che non vedevo l’ora che passasse. Ed è forse per questo che non la ricordo affatto.

Ho scritto però moltissimo dei giorni precedenti. Le telefonate con Antonio, le lettere epistolari che scambiavo con Carla, Claudio che passava a trovarci. Il tentativo disperato di memorizzare più cose possibili nel minor tempo possibile, lo stoicismo vissuto solo sui libri di scuola, i temi scritti su fogli ripiegati a fisarmonica e ficcati dentro una cartuccera. 
E poi ricordo litigi, delusioni. Una classe spaccata in due. La percezione – probabilmente infondata – di una profonda ingiustizia. L’attacamento viscerale ad alcune persone, gli amori impossibili, quelli molto stupidi, le amicizie che poi si sono rivelate per la vita. 

Le notti prima degli esami sono state uno spartiacque. Tra la vita dei ragazzi e il mondo degli adulti. Erano le mie ultime notti da liceale. Oltre, c’era la mia futura vita da fuori sede.
C’era esasperazione, noi che volevamo essere al centro del mondo, e invece dovevamo arrenderci alla nostra piccolezza. Soprattutto c’era una grande inconsapevolezza della bellezza di quegli anni, di quei giorni. 

Oggi non ho molto da dire ai maturandi. Ma una cosa sì: tenete traccia. (continua 👉👇)
Venti cose che hanno reso speciale maggio 1. #Scil Venti cose che hanno reso speciale maggio
1. #Scilla, finalmente al mare.
2. Il vento di Pellaro e Bocale che per molti è insopportabile ma per me è infanzia felice.
3. A maggio sono stati 7 anni di partita iva. Forse dobbiamo festeggiare?
4. Il primo al bagno della stagione, evidentemente forzato.
5. Vedi punto 4.
6. La fumata bianca che mi riporta sempre agli anni in cui vivevo nel luogo dove accadono le cose, ma questo è un altro post.
7. Una giornata bellissima.
8. Finalmente un lavoretto scritto da te e che posso conservare. Liberate le maestre d’infanzia dai lavoretti che poi noi mamme abbiamo lo scrupolo di buttare!
9. Avevamo un sacco di arretrati da festeggiare e a maggio ci siamo riusciti,
10. E ci hai visti su dal cielo, a maggio ♥️
11. Lui continua a piantare, concimare, potare, noi continuiamo a far morire pure i cactus.
12. Quando ne ho occasione mi avvicino al mondo degli adolescenti per non dimenticare mai quando adolescente lo sono stata io.
13. Su questa sedia di plastica pensavo di essere una delle poche ad aver fantasticato, invece @larissamollace ci ha fatto un’installazione. Fino al 31 luglio potete visitarla gratuitamente al Palazzo della Cultura.
14. A Maggio ho concluso una delle docenze più sfidanti degli ultimi anni. Quella per cui ho stressato ogni settimana parenti e amici. Mi sembrava giusto rendere partecipi anche voi. 
15. Un posto bello bello, ma ve lo racconto dopo che ci avrò mangiato. 
16. A maggio di 7 anni fa progettavamo un viaggio a Gerusalemme. Un viaggio che non avremmo più fatto. La ragione è tutta qui. 
17. Dichiaro aperta la stagione degli aperitivi vista mare.
18. E quella degli aperitivi in spiaggia.
19. Il suo basilico è comunque sempre più bello del mio.
19. Maggio è stato anche pezzi di cuore riabbracciati ♥️.
Qualche tempo fa mia mamma mi comunica di aver acq Qualche tempo fa mia mamma mi comunica di aver acquistato i biglietti per il concerto di Claudio Baglioni che sarebbe stato il mese successivo. Stavo per acquistarli anche io quando mi accorgo, pochi minuti prima di premere il tasto acquista, che aveva acquistato un biglietto per dicembre 2026. Un anno e due mesi dopo. 
Quando glielo faccio notare riesce solo a dire:
“Speriamo che campo.”. 

Ma ci pensate quante cose possono succedere in un anno? Quanti imprevisti, intoppi, inciampi? 

Com’è che siamo arrivati ad avere le agende organizzate per i mesi e gli anni a venire? 

Mio malgrado, ci sono finita anche io in questo vortice.
Agenda dipendente, pochi momenti vuoti, weekend pieni di attività da smarcare. Persino a certe latitudini dove avevamo fatto della #vitalenta un manifesto.

Eppure non è sempre stato così. 

La riflessione completa di oggi non ci stava su Instagram. La trovate sul mio profilo Substack. 

Vi lascio il link in bio e nelle stories.
La citazione finale è dei miei amici di @weresouth ♥️
“Coltivate più la costanza della perfezione: sc “Coltivate più la costanza della perfezione: scrivete ogni giorno, anche solo poche righe, e tornateci sopra con uno sguardo critico”.

Mi ero segnata tante cose da dire la scorsa settimana, durante la premiazione del concorso letterario @premioapolloschoolrc , ma quando parlo mi sfuggono i concetti. Di “scrivere sempre”, però, sono sicura di averglielo detto.

Negli ultimi due mesi ho rubato tempo al sonno per riuscire a leggere le parole spalmate su carta di questi giovani ragazzi nel pieno dell’adolescenza, un’età in cui una frase di troppo o una detta male può sbrindellare la loro anima in mille frammenti. 
In questo tempo ho immaginato i volti nascosti dietro quei racconti anonimi e inevitabilmente mi ci sono specchiata. Ho visto tutta l’esasperazione emotiva tipica di quegli anni, quando anche un sussurro può suonare come un  urlo di disperazione.

E poi li ho ringraziati perché si sono messi alla prova e hanno permesso a degli sconosciuti di entrare nel loro microcosmo per giudicarli. In un mondo ormai dominato dall’intelligenza artificiale, dal “tutto e subito”, dall’effimero e dal non-testo, hanno trasformato parole, immagini, disegni e filmati in storie avvincenti. 

Non è vero che i ragazzi non hanno nulla da dire: usano semplicemente altri linguaggi, e abbiamo il dovere di non sminuirli.

Quello che invece non ho fatto in tempo a dir loro era di lasciare spazio anche ai racconti belli, a piccoli squarci di luce. E di scrivere di più di questa terra, che c’è bisogno di storie dal Sud, credibili non perché ambientate in mondi lontani. Parlate dei nostri paesi, andate a conoscere le storie delle nostre montagne, scrivete storie di .#Calabria!

Grazie all’associazione Nuovi Orizzonti e @nataliaspano_it per la cura, l’attenzione e la pazienza con cui ha organizzato questa edizione, alla @metrocityrc per il sostegno costante a queste iniziative, agli altri componenti della giura, soprattutto a @ele_geria che è stata più generosa di me ma con cui ho condiviso gli stessi pensieri. E grazie a @robicaputo71 per la precisione con cui lavora, ma soprattutto perché legge i miei testi lunghi pur lamentandosi che sono lunghi. Foto a cura di La Fotografia
Un giorno smetterò di trovare i tuoi disegni dent Un giorno smetterò di trovare i tuoi disegni dentro la borsa, assieme a caramelle, colori, vetri colorati, conchiglie. Metterò le mani in tasca e non ci sarà più un tuo elastico, un braccialetto, o un anellino.

Smetterai di addormentarti pizzicandomi il collo e di svegliarti chiamando mamma. 
Manca pochissimo e non sarò più capace di prenderti in braccio. Faccio già fatica a dire il vero. Però sembra passata una manciata di minuti da quando ti portavo in fascia. 
Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, il tempo della nostalgia. Un tempo che pensavo non sarebbe terminato mai, invece è passato. 

Ti vedo già che ti scosti quando provo a darti un bacio, farti una carezza. 
Mi restano pochissime mattine in cui avrai bisogno di me per allacciarti le scarpe, farti la coda. 
Non ci sarà più il tempo delle poesie lette ad alta voce o delle favole sussurrate  prima della buonanotte.
Giorno dopo giorno smetterai di chiedermi aiuto per fare ogni cosa e il gomitolo che ci tiene legate si srotolerà sempre più. Un centimetro dopo l’altro tirerai quel filo che ti porterà sempre un po’ più lontano da me. Verso la tua strada.

Ed è in questo momento che penso alla fatica che deve aver fatto mia madre a lasciarmi andare, per afferrare i miei sogni, o Comunque guardarli più da vicino. 
Vai, mi ha detto. 
Parti. 
Sogna.
Siì caparbia.
Ragiona con la tua testa.
Per questo le ho sempre detto grazie. 
Poi arriva un giorno che le mamme si fanno più piccole, dalle mamme prendiamo le distanze, vogliamo fare le cose a modo nostro, sbagliare a modo nostro. Anche qui dico grazie a mia mamma per avermi lasciato fare, lasciato sbagliare. Soprattutto per avermi permesso di percorrere sentieri meno battuti, strade alternative. 
Arriverà un giorno che anche tu, figlia mia, mi presenterai il conto. Come l’ho presentato io alla mia di mamma.
Ma oggi non è ancora quel giorno.
Oggi è ancora il tempo degli abbracci cuore a cuore, di addormentarsi mano nello mano.

Ancora un altro po’, giusto il tempo di abituarmi a fare senza. 
Della mamma che sa ogni cosa. Della mamma prima di ogni cosa.
#pensierisparsi #motherhood
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