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Il Sud di Antonio Aricò alla Milano Design Week

Il Sud di Antonio Aricò alla Milano Design Week

Aprile 5, 2019 Mariarita Sciarrone

C’è chi lascia la propria terra, impacchetta la vita precedente in una valigia e non la riapre più, finendo per dimenticarsi da dove viene e chi va via lasciando a casa il cuore e portando con sé ricordi, tradizioni, affetti e il fardello delle proprie radici. Già, perché a volte, le radici possono diventare un peso, qualcosa che si è incapaci di gestire.

È difficile riuscire a trovare quell’equilibrio tra l’andare e il restare. Noi, gente del sud, facciamo ogni giorno i conti con questo dualismo. Perché i calabresi si dividono in due categorie: quelli che sono rimasti e quelli che se ne sono andati.

Chi è rimasto cova sentimenti di rabbia verso chi se n’è andato, come se in ballo ci fosse una sorta di tradimento; chi se n’è andato guarda con sufficienza chi è rimasto. L’equilibrio sta nel mezzo: nell’andare via senza dimenticare da dove si viene e nel restare senza smettere di volare.

Un equilibrio che è riuscito a trovare Antonio Aricò, designer reggino che, dopo gli studi in diversi settori del design in Italia e all’estero, ha aperto nel 2011 il suo studio. Le sue opere* sono state presenti alla Triennale di Milano, al Museo di Holon di Tel Aviv, all’NGV di Melbourne, nella sede dell’Ambasciatore Italiano a Copenaghen e presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma. Ha viaggiato tanto Antonio ed ha fatto strada, portando la Calabria sempre con sé.

le radici e le ali
Credits frame: Dada film studio

Tra le collaborazioni, spiccano quelle con grandi marchi italiani come, Barilla, Seletti, Alessi, Bitossi, Texturae, nonché Bialetti per cui ha anche seguito la direzione artistica nel 2017.

Antonio ha sempre attinto dalla Calabria nella realizzazione dei suoi progetti. L’artigianato, le tradizioni locali, i luoghi, ma anche i valori antichi, sono stati – per il designer reggino – fonte di continua ispirazione e mai elementi da cui prendere le distanze.

Ho conosciuto Antonio qualche anno fa, durante un’edizione della Design Week, di persona intendo, dal momento che la sua fama lo precede da un pezzo. Di lui mi ha colpito la sua umiltà e la gratitudine verso una terra che gli ha dato ali per volare e radici per tornare. L’anno scorso ho avuto modo di visitare la sua installazione “Una stanza”, in collaborazione con Editamateria. E anche qui  c’era un forte richiamo al sud. Il progetto rievocava una stanza, con i suoi elementi essenziali. Una credenza per conservare, un fratino per condividere, uno scrittoio per pensare, una branda per riposare, un dipinto per ricordare.  Il legno protagonista indiscusso di questo ritorno alle origini. Entrare in questa stanza era un po’ come riaprire i cassetti dell’infanzia e trovare i nostri nonni immortalati in piccoli frammenti di vita quotidiana.

Le radici e le ali – il documentario

Antonio è uno di quei calabresi con la testa al nord e il cuore a sud, da incasellare nella Calabria produttiva, talentuosa, che ha fatto delle sue radici un punto di forza, di cui esserne orgogliosi. E queste sue radici sono il fulcro del documentario che presenterà il prossimo 8 aprile a Milano, in occasione della Design Week.

Le radici e le ali “si propone lo scopo di delineare la figura artistica di Antonio attraverso il racconto di storie decentrate apparentemente contrastanti e fondendo ermeticamente l’alto e il basso, il passato e il contemporaneo, l’espressione locale e quella internazionale” si legge nella presentazione.

le radici e le ali - locandina

Tre sono le fasi protagoniste del documentario: da un lato Reggio Calabria e la famiglia di Antonio, una famiglia numerosa e molto unita, che costituisce le radici più robuste; dall’altro il Salone del mobile e il mondo dell’artigianato, che rappresentano le ali, quelle ali che hanno fatto diventare Antonio Aricò un designer internazionale; in mezzo c’è l’industria creativa, quella dei grandi marchi con cui Antonio collabora da anni.

le radici e le ali - Alessi
Alberto Alessi – credits frame: Dada film studio

Tornando alle radici, c’è una figura che più delle altre ruota attorno alla vita di Antonio, una figura che è un po’ il fulcro del suo percorso: nonno Saverio, colui che Antonio definisce

“l’essenza stessa del fare e del saper fare, spogliata da ogni filosofia e da inutili preconcetti”.

le radici e le ali - Antonio Aricò
Antonio Aricò e il nonno Saverio Zaminga – Credits frame: dada film studio

In questo documentario c’è la poesia, il recupero delle tradizioni, un piccolo mondo antico e la creatività di grandi menti. C’è l’umiltà di Antonio e la grandezza dei suoi lavori. C’è la famiglia e la passione di chi nella vita ha sempre lavorato duramente, c’è il ritorno all’artigianalità e l’innovazione che parte dal fatto a mano. E c’è un sud dignitoso e virtuoso.

Per chi si trova a Milano l’appuntamento è lunedì 8 e venerdì 12 aprile 2019 alle ore 19:00 presso l’Arci Bellezza, Via Giovanni Bellezza 16/A.

 

*Tra gli oggetti e le collezioni più iconiche a sua firma figurano: l’innaffiatoio/teiera Swan disegnato per Seletti nel 2011, la Calabrisella Alessi per EXPO di Milano del 2015, il set da scrivania Still Alive disegnato per Seletti nel 2015, e l’ultima collezione realizzata in collaborazione con Editamateria e presentata nei tunnel di Stazione Centrale: una stanza. Aricò disegna e fa produrre i prestigiosi premi del Barilla World Pasta Championship rieditato in una versione speciale per il Bocuse d’Or, il Premio Piazza Mercanti, e The Design Prize, ovvero il premio per gli oscar internazionali del design.

 

Mariarita Sciarrone
Mariarita Sciarrone

Giornalista, esperta di marketing territoriale e digital strategist. Sembrano tante qualifiche, ma sono tutte racchiuse in una professione.  In parole povere mi occupo di valorizzare aziende e territori. Lo faccio principalmente mettendo assieme strategia e parole. Hai bisogno di aiuto?  LAVORA CON ME


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Mariarita Sciarrone | copywriter & digital strategist
Gran parte di tutta questa bellezza sono riuscita Gran parte di tutta questa bellezza sono riuscita a vederla grazie a te, papà. Grazie al tuo sconfinato amore per il nostro #strettoindispensabile. 

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Ho scelto di raccontare un’altra Calabria. Lo St Ho scelto di raccontare un’altra Calabria. Lo Stretto Indispensabile è nato per questo. 
Sono passati 12 anni dal mio ritorno qui. Non mi sono pentita di essere andata via, non mi sono pentita di essere tornata. Non ho mai giudicato chi è andato via, però spiace che spesso le parole più crude verso la Calabria provengano da calabresi. 
Li osservo mentre da lontano mettono la Calabria al centro dei loro racconti. E non sono bei racconti, no. Sono quelli che scrivono “Cercasi commesso volenteroso da subito. Astenersi calabresi”. 
Ma è uno scherzo, dice il calabrese che l’ha scritto. Una goliardata. 
Scherzi mal riusciti a parte, figli di un volersi tirare la zappa sui piedi ad ogni costo, è come se urlassero al mondo: “lo vedi che ho fatto la scelta giusta ad andarmene?”.
Sono i delusi, gli sfiduciati. Quelli che non li convincerai mai, perché hanno condannato all’ergastolo la regione che li ha partoriti e l’unico modo che hanno per dimostrare il loro amore è quello di lanciarle dardi. 

Quell’altra Calabria non la racconto per loro, abbiamo detto che non li convinceremo mai. 
La racconto per gli altri, per chi ne sente l’urgenza e per chi come me sogna una migrazione al contrario. È ambizioso come sogno, lo so. Ma la vision è fatta di questo. Di sogni. E per fortuna non sono da sola.

Lì fuori è pieno di persone che credono in questa vision e raccontano una Calabria resiliente, i borghi e i luoghi che i calabresi per primi non conoscono, le tradizioni che rischiano di andare perse, i giovani che a colpi di ascia e innovazione stanno distruggendo le fondamenta di una terra considerata perduta, per costruire imprese etiche, aziende biologiche, progetti inclusivi. 
Le ho incontrate queste persone, ho ascoltato le loro storie, ci siamo scelti per lavorare assieme, hanno la luce negli occhi e idee così belle che ti viene solo da abbracciarle. 

Ho scelto di dare voce a loro e a questa Calabria, non perché abbia i paraocchi e non veda tutto quello che non va.
Ma perché di quella Calabria lì, quella sbagliata, sono bravi a parlarne tutti, siete più bravi a parlarne voi. Io no.
Io racconto altro, per chi ha voglia di ascoltare.
Ciao, febbraio. Sei stato tante cose e tante prime Ciao, febbraio.
Sei stato tante cose e tante prime volte.
Il ritorno nei borghi, la prima volta a Parigi, pranzi in mensa, molte sveglie all’alba, vestiti di carnevale che sudi sette camicie per farli indossare a tua figlia, salvo poi non riuscire a toglierglieli neanche per dormire. 
Compleanni e candeline da soffiare. 
Sei stato un mix di ruoli di responsabilità, orgoglio, soddisfazione, ma anche senso di impotenza, lacrime e notti col cuore pesante. Viaggi in treno, in macchina, in autobus, in aereo, ma quel che conta viaggi.
Sei stato la dura legge della conciliazione vita-lavoro, mamma-lavoro, figlia-lavoro, compagna-lavoro, amica-lavoro. E per quanto mi ripetano che non sono il mio lavoro, ho fatto pace con la verità che sono anche il mio lavoro. E l’unico modo che ho per non soccombere, è provare a conciliare. C’è da dire, infine, che la mia conciliazione passa anche dal trascorrere serate a cercare una Barbie che non è una Barbie, ma una costruzione dei lego. 
Sei stato tante cose, febbraio. Ma più di tutte sei stato la certezza che andando via tu, hai lasciato posto alla primavera. Poco importa se sono previsti bruschi cali di temperatura, marzo pazzerello e via dicendo. Io ho comunque detto ciao ciao all’inverno.
“Vattene dai luoghi che non ti guardano le spall “Vattene dai luoghi che non ti guardano le spalle”.
Ché di fronte ai nostri occhi abbiamo sempre il mare, ma dietro di noi è la montagna che ci guarda le spalle. 

È la montagna che ha protetto la gente di questa terra durante le incursioni saracene.
Siamo gente di mare, ma le tradizioni sono tutte lì, in mezzo ai boschi.
Non scordarlo mai! 

#lostrettoindispensabile #tramareemonti #storiacalabria
Le strict nécessaire de Paris. Parigi se ne freg Le strict nécessaire de Paris.

Parigi se ne frega. Se le parli in inglese, se ne frega. E ti costringe a dare fondo a tutte le tue reminiscenze scolastiche. Ché alla fine ti chiedi dove le hai pescate quelle parole in francese, tu che il francese non lo hai mai studiato.

Parigi ti guarda con l’aria superba, di chi sa di essere sfacciatamente bella e può permettersi anche un hotel in centro dove i riscaldamenti non funzionano. Che diamine, sei a Parigi.

Se ne frega, ma solo apparentemente. Ché sotto il braccio nasconde la baguette, ma in mano ha un libro per imparare l’italiano e sfoggia ristoranti e pizzerie che sventolano il tricolore.
Però non temere, Parigi. Sei bella assai. 

Luoghi comuni su Parigi, che non sono poi così comuni ne avete?

#paris #parisvibes #visitparis #viaggianord #parigidascoprire #inviaggioaparigi #viaggidilavoro
Vino e territorio, cibo e territorio. L’unione Vino e territorio, cibo e territorio. 
L’unione tra questi elementi è sempre stata vincente. Eppure, a volte si tendono a dare per scontate le risorse, la propria autenticità e unicità. 
In questi giorni ho assaggiato moltissimi vini, per lo più calabresi ma non solo. 
Vini biologici, vini premiati, ma anche liquori artigianali. 

Ho conosciuto la storia di molte aziende, le ho osservate da vicino, ho visto la loro unicità anche quando non traspariva dalle loro parole.
Insieme abbiamo raccontato a giornalisti e visitatori professionali non solo il vino, ma soprattutto il territorio. Perché un vino si nutre di questo: della terra in cui crescono le sue uve. Del vento che soffia lungo i vitigni, di quanto estrema sia la viticoltura. 
Non è solo il territorio a fare un buon vino. È questione di pazienza, amore, dedizione, lungimiranza. E poi radici.
Ho assaggiato tanti vini, dicevo.
Per tre lunghi giorni e in orari in cui non sono solita bere. Ma ho anche degustato i prodotti identitari del territorio.
Con un pizzico di orgoglio, lo ammetto, ho osservato l’interesse da parte di produttori e giornalisti verso una regione considerata dai più come un luogo senza speranza, dimenticato, in cui non c’è nulla. 
La narrazione è per lo più questa, ma per fortuna c’è una contro narrazione. 
Il mio ringraziamento va soprattutto agli artefici di questa contro narrazione. A tutti gli imprenditori che hanno costruito oasi nel deserto, che hanno piantato semi in terreni giudicati aridi e che sono andati avanti quando tutti gli dicevano di mollare. A chi se n’è andato, ma non ha mai smesso di raccontare la Calabria, elevandola. Grazie!

#wineparis2023 #wineexhibition #parisexposition #calabresinelmondo #prodotticalabresi #vinibiologici #vinicalabresi #calabriastraordinaria #winetasting #wineparis
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