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Da fare in Calabria: Musaba

Da fare in Calabria: Musaba

Giugno 13, 2019 Mariarita Sciarrone

C’è un luogo nella provincia di Reggio Calabria, pervaso di arte e cultura. È il Parco Museo Laboratorio Musaba.

Se stai progettando un viaggio in Calabria o una gita fuori porta, il Musaba, non può non essere incluso nella lista dei posti da visitare.

Un museo d’arte contemporanea all’aperto, opera degli artisti Nick Spatari e Hiske Maas, situato in una delle porte d’accesso al Parco Nazionale dell’Aspromonte. Un progetto fatto di sogni e fatica che inizia nel 1969 quando la coppia, calabrese lui, olandese lei, decide di insediarsi in quest’area ricadente nella vallata del torbido, a sud est del comune di Mammola, su un promontorio che ospita i resti di un antico complesso monastico certosino del X secolo: il Complesso Monastico di Santa Barbara.

Nick Spatari e Hiske Maas: i fondatori del Musaba

La storia di Nick Spatari è una storia di ritorno alla propria terra, di un artista autodidatta e poliedrico che all’età di sette anni perde l’udito. Un evento che poteva isolarlo e che, invece, gli ha aperto le porte del mondo.

“Per Nik la sordità è stato il mezzo che gli ha consentito di acuire la sua sensibilità e “sentire” la voce dei colori, della fantasia e della storia”. (fonte sito web www.musaba.org)

L’urgenza di andarsene, di lasciare questa terra – “perché qui non mi capiva nessuno. Era come se volessero uccidermi”– il desiderio irrefrenabile di tornare. Fuori dalla Calabria, Nick Spatari diventa grande, un artista di successo riconosciuto a livello internazionale. L’incontro con Hiske avviene a Parigi e da lì decidono di trasferirsi a Milano, dove aprono uno studio d’arte. Nel 1969 il richiamo alle proprie origini si fa sentire e avviene il ritorno in Calabria per Nick, la scoperta di questa terra per Hiske e una sfida importante che porta il nome del Musaba.

Descrivere Musaba non è semplice, occorre esplorarlo, immergersi nella cultura del luogo, in questi sette ettari di terreno che cambiano forma ogni giorno. Prendendo in prestito una frase che campeggia in uno dei tanti cartelli descrittivi che puoi trovare all’interno del Parco, “Musaba è un cantiere – laboratorio che non finirà mai, come non finisce la luce, la fantasia, il vento, l’arte”. Ma cosa c’è da vedere all’interno di questa fucina di arte?

Opere da vedere al Musaba

Per visitare il Musaba ci sono due modi: lasciarsi guidare dall’istinto e passeggiare su e giù per il promontorio o programmare una visita guidata. Se hai poco tempo a disposizione e sei con un gruppo di amici, ti consiglio la seconda ipotesi. Tieni però presente che la visita guidata ha un costo di 15 euro ed è riservata solo ai gruppi di un almeno 15 persone, o alle scuole.

Se non raggiungi il numero minimo, continua la lettura per conoscere le opere da vedere al Musaba.

La rosa dei venti

La rosa dei venti è il punto di partenza della tua visita. Costruita con materiali di recupero come pietre antiche provenienti dalle rovine dell’ex complesso, travi e legname dei boschi, la struttura è suddivisa in due piani e realizzata sotto la direzione di Nick Spatari e Hiske Maas. Al piano terra vi sono alcune opere dell’artista e al piano superiore la residenza privata della coppia, non visitabile.

Il sogno di Giacobbe

Proseguendo la passeggiata, puoi incontrare forse l’opera più importante di Spatari, Il sogno di Giacobbe, un’opera tridimensionale di 240mq che potrai ammirare nell’abside e nella volta dell’ex chiesa di Santa Barbara. Quella che è stata definita la Cappella Sistina della Calabria, racconta tutta la storia della vita di Giacobbe, figura in cui Nick Spatari si riconosce.

Il Sogno di Giacobbe

La tecnica utilizzata è una tecnica personale, con le figure ritagliate su fogli di legno e poi dipinte e applicate sullo sfondo come rilievi sospesi nell’aria. Il Sogno di Giacobbe è stata realizzato tra il 1990 e il 1994 ma immaginato probabilmente per tutta la vita, tanto è maestoso. L’opera è dedicata a Tommaso Campanella e Michelangelo, rispettivamente l’utopista e l’astronauta. Guardandola, sembra davvero di avere davanti una tavolozza “con tutti i colori che sono in natura“.

Concetto universale

Si tratta della struttura più maestosa del parco e rappresenta un po’ il simbolo del Musaba. Concetto Universale, realizzata in calcestruzzo dipinto, rappresenta forme oggettive che si elevano al cielo, verso l’infinito. Le forme simboleggiano molteplici cose: raggi solari, un veliero, una cattedrale. Quando ci si ferma qui davanti, si riesce a percepire il forte legame che ha il Musaba con il territorio.

Concetto universale - opera esposta al Musaba

L’antica foresteria

L’antica foresteria è un complesso architettonico di circa mille metri quadrati, progettato per accogliere gli artisti che vogliono dare il loro contributo alle opere. Undici stanze “rivestite” da un mosaico monumentale ispirato all’arte moderna e contemporanea e in continua evoluzione, concepito da Nick Spatari.

“L’immagine dello spazio è percepita attraverso i colori forti, ispirato alla teoria spatariana dei colori complementari utilizzati dall’artista nelle sue realizzazioni architettoniche, pittoriche, scultoree e musive”.

Antica foresteria del Parco Musaba - veduta dall'altoVe
Antica Foresteria -Musaba

Le opere Site- specific del Musaba

Il Parco Musaba è soprattutto un luogo di contaminazione, che consente ad artisti provenienti da tutto il mondo di dare il loro contributo. Sono diverse le opere realizzate in collaborazione con altri artisti, così come sono diverse le opere esposte al Musaba, realizzate da altri artisti.

La Donna Fontana

La donna fontana è un esempio di opera internazionale, realizzata nel 1987 dall’americana Stevi Kerwin. La scultura raffigura una donna a pancia in giù con lo zampillo d’acqua in bocca. La tecnica utilizzata è calcestruzzo dipinto con boccoli di ferro. Nel 2006, Nick Spatari assieme ad altri volontari internazionali decide di rivestire la scultura con frammenti di ceramica colorata.

Musaba - opera internazionale La Donna fontana

Come arrivare al Musaba

Il modo migliore per raggiungere il Musaba è l’auto.

Puoi arrivare al Musaba percorrendo l’Austrada del Mediterraneo, che collega Salerno con Reggio Calabria. Da qui prendi l’uscita di Rosarno, imbocca la superstrada Jonio-Tirreno – direzione Marina di Gioiosa Ionica – e esci allo svincolo Mammola. Segui poi le indicazioni per il Musaba.

Puoi raggiungere il Musaba anche percorrendo la Statale 106 Ionica fino a Marina di Gioiosa Jonica e imboccando la strada statale 682 Jonio-Tirreno – direzione Marina di Gioiosa Ionica – fino a Mammola. Da qui segui le indicazioni per il Musaba.

Prezzi Musaba e orari

L’ingresso al Musaba ha un costo di 10 euro. I bambini fino ai 6 anni di età hanno accesso al parco gratuitamente, mentre fino ai 15 anni pagano 5 euro.

Come ti dicevo prima, vi è la possibilità di fare la visita guidata che ha un costo di 15 euro, ma dovete essere almeno 15 persone. Per gruppi di almeno 30 persone il costo della è di 13 euro, per le scuole di 8 euro.

In cosa consiste la visita guidata? Vi è la visione di un filmato introduttivo, l’incontro con gli artisti Nick Spatati e Hiske Maas, il racconto dell’opera monumentale “il Sogno di Giacobbe” e della teoria sull’evoluzione della storia dell’arte mediterranea.
Le visite guidate possono svolgersi solo durante la mattina e su prenotazione, chiamando dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14 al numero 333 2433496 o inviando una email info@musaba.org

Il Musaba è aperto tutto l’anno, dal lunedì alla domenica.
Durante i mesi invernali è visitabile dalle 9:00 alle 14:00. In primavere e estate dalle 9:00 alle 18:00. 

Accessibilità Musaba

L’unica nota negativa di questo Parco riguarda l’accessibilità. Il sentiero che dal parcheggio gratuito conduce all’ingresso (la Rosa dei Venti) è tortuoso. Ti sconsiglio di portare con te passeggini o navicelle se hai bambini piccoli, ma di optare per fasce, marsupi o passeggini adatti a diversi tipi di terreni (con ruote all terrain). Io, ad esempio, sono entrata con il passeggino ed è stato molto faticoso arrivare all’ingresso principale. L’ho infatti lasciato lì ed ho proseguito la visita portando la mia piccola in fascia. Se hai difficoltà a camminare o ti muovi con una sedia a rotelle, tieni conto che il percorso per arrivare al parco non è tra i più agevoli.

Dove Mangiare a Mammola

Il Musaba si trova a soli 4 km dal centro di Mammola, paese rinomato anche dal punto di vista gastronomico. Impossibile andare al Musaba senza fare tappa a Mammola per visitare il centro storico e degustare una pietanza a base di Stocco. Talmente radicato nel territorio che l’amministrazione comunale di Mammola gli ha assegnato la De.Co., Denominazione Comunale di Origine. Sono tantissimi i ristoranti e le trattorie dove assaggiare un menu a base di questa prelibatezza. Qui te ne consiglio uno, non perché sia più meritevole di altri (anche se a detta di molti lo è), ma solo perché è l’unico che ho provato personalmente e su cui posso garantire: La Taverna del Borgo.

Indimenticabili i tocchetti di baccalà fritti con cipolle in agrodolce, il carpaccio di tonno con pomodori secchi e il tortino di stocco con pomodoro e patate.  Se sei amante dei liquori, non puoi perdere il liquore al mandarino preparato dalla casa. Semplicemente sublime.

Mariarita Sciarrone
Mariarita Sciarrone

Giornalista, esperta di marketing territoriale e digital strategist. Sembrano tante qualifiche, ma sono tutte racchiuse in una professione.  In parole povere mi occupo di valorizzare aziende e territori. Lo faccio principalmente mettendo assieme strategia e parole. Hai bisogno di aiuto?  LAVORA CON ME


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✍️Scrivo ovunque, per lavoro su @avveniredicalabria 👉 Quella dei social 📍#Calabria e Sud lenti 🌟 Nostalgica per vocazione Ho creato @secretcalabria

Per trovare la Piccola Biblioteca sul Mare bisogna Per trovare la Piccola Biblioteca sul Mare bisogna tenere a mente i punti cardinali e poi osservare il faro, allungare lo sguardo fino al pilone che si trova dall’altra parte dello Stretto — non lo Stretto di Messina, ma quello di Scilla e Cariddi. 

«Siamo a Punta Pezzo. Nella regione dello Stretto. Noi guardiamo da sempre l’isola. La Sicilia è il nostro primo paesaggio interiorizzato. La prima nostalgia.» È così che si legge in uno dei post che animano il profilo Facebook della Piccola Biblioteca sul Mare. 

Dietro e dentro questo piccolo scrigno c’è l’anima di Patrizia Flecchia e un’iniziativa nata dal basso, che ha puntato sulla forza di autodeterminarsi per abitare poeticamente i luoghi. 

Tra le parole chiave di questo  progetto c’è il concetto di educazione diffusa:
I libri escono dai luoghi privati e vanno a incontrare spazi di comunità, per creare una condivisione fatta sia di intercultura che di intergenerazionalità. 

Affacciata sul mare, dentro e fuori da questo spazio i libri si possono leggere, prendere in prestito, vivere in prima persona. 

«Non siamo un’associazione per scelta, siamo solo una coppia che offre i propri libri e il proprio tempo. Non c’è circolazione di denaro, non abbiamo mai perso un libro, perché lavoriamo sulla fiducia» mi racconta Patrizia il giorno che ci siamo incontrate.

Con me ho portato un albo in donazione, la mia sete di raccontare storie e last bus not least mia figlia. 

Vederla disegnare su quella seggiolina, con lo Stretto davanti, mi ha ricordato una piccola me, cresciuta con lo sguardo sempre rivolto verso questo mare. 

Siamo uscite da qui con una busta piena di libri da leggere e tanta felicità. Poi ho scoperto di aver lasciato le luci accese della macchina. Apparentemente questa è un’altra storia ma a che fare molto con la comunità, il villaggio che è urgente ricreare e che si traduce anche nel ricevere aiuto in meno di dieci minuti. ♥️

👉La storia completa della Biblioteca sul Mare la trovare in edicola questa domenica su Avvenire di Calabria. 

#PiccolaBibliotecaSulMare #EducazioneDiffusa #libriinbici #StrettoDiScillaECarriddi 
#lostrettoindispensabile #avveniredicalabria 
Libri in bici 
Calabria virtuosa
Io la notte prima degli esami non me la ricordo af Io la notte prima degli esami non me la ricordo affatto. 
Non ricordo cosa ho mangiato, l’ultima persona con cui ho parlato al telefono, né i messaggi che ho inviato. Però ricordo bene le notti precedenti. Le notti di studio matto e disperato a casa di Valentina, trasferite in quella dépendance dietro casa sua, dove studiavamo, piangevamo, mangiavamo, ridevamo, ci disperavamo. 
Di quei giorni lì ricordo la mia ansia. E se oggi potessi parlare a quella ragazzina, le direi soltanto: “Fidati, è meglio quest’inquietudine che provi ora, rispetto alle ansie che ti aspettano negli anni a venire”. Ma forse non le direi nulla. Ché a quell’età, cosa vuoi ascoltare?
Di quei giorni lì, ricordo che non mi sono goduta un bel nulla. Volevo solo che finissero. Una sensazione che ritrovo anche sfogliando queste pagine di diario. Le apro cercando un indizio, qualcosa di bello. Qualcosa che non fosse solo pessimismo cosmico. Della notte prima degli esami non ho scritto molto, solo che non vedevo l’ora che passasse. Ed è forse per questo che non la ricordo affatto.

Ho scritto però moltissimo dei giorni precedenti. Le telefonate con Antonio, le lettere epistolari che scambiavo con Carla, Claudio che passava a trovarci. Il tentativo disperato di memorizzare più cose possibili nel minor tempo possibile, lo stoicismo vissuto solo sui libri di scuola, i temi scritti su fogli ripiegati a fisarmonica e ficcati dentro una cartuccera. 
E poi ricordo litigi, delusioni. Una classe spaccata in due. La percezione – probabilmente infondata – di una profonda ingiustizia. L’attacamento viscerale ad alcune persone, gli amori impossibili, quelli molto stupidi, le amicizie che poi si sono rivelate per la vita. 

Le notti prima degli esami sono state uno spartiacque. Tra la vita dei ragazzi e il mondo degli adulti. Erano le mie ultime notti da liceale. Oltre, c’era la mia futura vita da fuori sede.
C’era esasperazione, noi che volevamo essere al centro del mondo, e invece dovevamo arrenderci alla nostra piccolezza. Soprattutto c’era una grande inconsapevolezza della bellezza di quegli anni, di quei giorni. 

Oggi non ho molto da dire ai maturandi. Ma una cosa sì: tenete traccia. (continua 👉👇)
Venti cose che hanno reso speciale maggio 1. #Scil Venti cose che hanno reso speciale maggio
1. #Scilla, finalmente al mare.
2. Il vento di Pellaro e Bocale che per molti è insopportabile ma per me è infanzia felice.
3. A maggio sono stati 7 anni di partita iva. Forse dobbiamo festeggiare?
4. Il primo al bagno della stagione, evidentemente forzato.
5. Vedi punto 4.
6. La fumata bianca che mi riporta sempre agli anni in cui vivevo nel luogo dove accadono le cose, ma questo è un altro post.
7. Una giornata bellissima.
8. Finalmente un lavoretto scritto da te e che posso conservare. Liberate le maestre d’infanzia dai lavoretti che poi noi mamme abbiamo lo scrupolo di buttare!
9. Avevamo un sacco di arretrati da festeggiare e a maggio ci siamo riusciti,
10. E ci hai visti su dal cielo, a maggio ♥️
11. Lui continua a piantare, concimare, potare, noi continuiamo a far morire pure i cactus.
12. Quando ne ho occasione mi avvicino al mondo degli adolescenti per non dimenticare mai quando adolescente lo sono stata io.
13. Su questa sedia di plastica pensavo di essere una delle poche ad aver fantasticato, invece @larissamollace ci ha fatto un’installazione. Fino al 31 luglio potete visitarla gratuitamente al Palazzo della Cultura.
14. A Maggio ho concluso una delle docenze più sfidanti degli ultimi anni. Quella per cui ho stressato ogni settimana parenti e amici. Mi sembrava giusto rendere partecipi anche voi. 
15. Un posto bello bello, ma ve lo racconto dopo che ci avrò mangiato. 
16. A maggio di 7 anni fa progettavamo un viaggio a Gerusalemme. Un viaggio che non avremmo più fatto. La ragione è tutta qui. 
17. Dichiaro aperta la stagione degli aperitivi vista mare.
18. E quella degli aperitivi in spiaggia.
19. Il suo basilico è comunque sempre più bello del mio.
19. Maggio è stato anche pezzi di cuore riabbracciati ♥️.
Qualche tempo fa mia mamma mi comunica di aver acq Qualche tempo fa mia mamma mi comunica di aver acquistato i biglietti per il concerto di Claudio Baglioni che sarebbe stato il mese successivo. Stavo per acquistarli anche io quando mi accorgo, pochi minuti prima di premere il tasto acquista, che aveva acquistato un biglietto per dicembre 2026. Un anno e due mesi dopo. 
Quando glielo faccio notare riesce solo a dire:
“Speriamo che campo.”. 

Ma ci pensate quante cose possono succedere in un anno? Quanti imprevisti, intoppi, inciampi? 

Com’è che siamo arrivati ad avere le agende organizzate per i mesi e gli anni a venire? 

Mio malgrado, ci sono finita anche io in questo vortice.
Agenda dipendente, pochi momenti vuoti, weekend pieni di attività da smarcare. Persino a certe latitudini dove avevamo fatto della #vitalenta un manifesto.

Eppure non è sempre stato così. 

La riflessione completa di oggi non ci stava su Instagram. La trovate sul mio profilo Substack. 

Vi lascio il link in bio e nelle stories.
La citazione finale è dei miei amici di @weresouth ♥️
“Coltivate più la costanza della perfezione: sc “Coltivate più la costanza della perfezione: scrivete ogni giorno, anche solo poche righe, e tornateci sopra con uno sguardo critico”.

Mi ero segnata tante cose da dire la scorsa settimana, durante la premiazione del concorso letterario @premioapolloschoolrc , ma quando parlo mi sfuggono i concetti. Di “scrivere sempre”, però, sono sicura di averglielo detto.

Negli ultimi due mesi ho rubato tempo al sonno per riuscire a leggere le parole spalmate su carta di questi giovani ragazzi nel pieno dell’adolescenza, un’età in cui una frase di troppo o una detta male può sbrindellare la loro anima in mille frammenti. 
In questo tempo ho immaginato i volti nascosti dietro quei racconti anonimi e inevitabilmente mi ci sono specchiata. Ho visto tutta l’esasperazione emotiva tipica di quegli anni, quando anche un sussurro può suonare come un  urlo di disperazione.

E poi li ho ringraziati perché si sono messi alla prova e hanno permesso a degli sconosciuti di entrare nel loro microcosmo per giudicarli. In un mondo ormai dominato dall’intelligenza artificiale, dal “tutto e subito”, dall’effimero e dal non-testo, hanno trasformato parole, immagini, disegni e filmati in storie avvincenti. 

Non è vero che i ragazzi non hanno nulla da dire: usano semplicemente altri linguaggi, e abbiamo il dovere di non sminuirli.

Quello che invece non ho fatto in tempo a dir loro era di lasciare spazio anche ai racconti belli, a piccoli squarci di luce. E di scrivere di più di questa terra, che c’è bisogno di storie dal Sud, credibili non perché ambientate in mondi lontani. Parlate dei nostri paesi, andate a conoscere le storie delle nostre montagne, scrivete storie di .#Calabria!

Grazie all’associazione Nuovi Orizzonti e @nataliaspano_it per la cura, l’attenzione e la pazienza con cui ha organizzato questa edizione, alla @metrocityrc per il sostegno costante a queste iniziative, agli altri componenti della giura, soprattutto a @ele_geria che è stata più generosa di me ma con cui ho condiviso gli stessi pensieri. E grazie a @robicaputo71 per la precisione con cui lavora, ma soprattutto perché legge i miei testi lunghi pur lamentandosi che sono lunghi. Foto a cura di La Fotografia
Un giorno smetterò di trovare i tuoi disegni dent Un giorno smetterò di trovare i tuoi disegni dentro la borsa, assieme a caramelle, colori, vetri colorati, conchiglie. Metterò le mani in tasca e non ci sarà più un tuo elastico, un braccialetto, o un anellino.

Smetterai di addormentarti pizzicandomi il collo e di svegliarti chiamando mamma. 
Manca pochissimo e non sarò più capace di prenderti in braccio. Faccio già fatica a dire il vero. Però sembra passata una manciata di minuti da quando ti portavo in fascia. 
Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, il tempo della nostalgia. Un tempo che pensavo non sarebbe terminato mai, invece è passato. 

Ti vedo già che ti scosti quando provo a darti un bacio, farti una carezza. 
Mi restano pochissime mattine in cui avrai bisogno di me per allacciarti le scarpe, farti la coda. 
Non ci sarà più il tempo delle poesie lette ad alta voce o delle favole sussurrate  prima della buonanotte.
Giorno dopo giorno smetterai di chiedermi aiuto per fare ogni cosa e il gomitolo che ci tiene legate si srotolerà sempre più. Un centimetro dopo l’altro tirerai quel filo che ti porterà sempre un po’ più lontano da me. Verso la tua strada.

Ed è in questo momento che penso alla fatica che deve aver fatto mia madre a lasciarmi andare, per afferrare i miei sogni, o Comunque guardarli più da vicino. 
Vai, mi ha detto. 
Parti. 
Sogna.
Siì caparbia.
Ragiona con la tua testa.
Per questo le ho sempre detto grazie. 
Poi arriva un giorno che le mamme si fanno più piccole, dalle mamme prendiamo le distanze, vogliamo fare le cose a modo nostro, sbagliare a modo nostro. Anche qui dico grazie a mia mamma per avermi lasciato fare, lasciato sbagliare. Soprattutto per avermi permesso di percorrere sentieri meno battuti, strade alternative. 
Arriverà un giorno che anche tu, figlia mia, mi presenterai il conto. Come l’ho presentato io alla mia di mamma.
Ma oggi non è ancora quel giorno.
Oggi è ancora il tempo degli abbracci cuore a cuore, di addormentarsi mano nello mano.

Ancora un altro po’, giusto il tempo di abituarmi a fare senza. 
Della mamma che sa ogni cosa. Della mamma prima di ogni cosa.
#pensierisparsi #motherhood
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