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Seminare il bello, a sud.

Seminare il bello, a sud.

Dicembre 5, 2019 Mariarita Sciarrone

È tanto tempo che non scrivo assiduamente sul blog, prediligendo molto più Instagram. Prendo spunto da un post che stavo scrivendo, rivelatosi come al solito troppo lungo, per tornare qui, su questo spazio che è mio e non di terze parti. Lo spunto viene da un calendario dell’avvento particolare, di Marta Pavia, aka Zucca Violina. “Un calendario dell’avvento creativo che consiste nel pubblicare su Instagram una foto al giorno, dall’1 al 25 dicembre” con un hashtag dedicato. Lo spunto di oggi è #seminailbello ed io, che del “seminare il bello” ne ho ormai fatto una filosofia di vita, non potevo non scriverci qualcosa su.

Seminare il bello_ Calendario dell'avvento

Circondarsi di bellezza

Circondarsi di bellezza, on line e offline. Viverla e raccontarla. Un mantra che mi ha accompagnato negli ultimi nove anni, quelli in cui sono tornata a vivere a casa. Ho sempre pensato che per vivere qui in Calabria ci voglia un po’ di sangue freddo. No, non siamo eroi e non ho mai pensato che chi va via di qui sia meno coraggioso, però ricordo perfettamente che dieci anni fa, quando ero una mina vagante in giro per l’Europa, scrissi un pezzo sulla vita dei fuori sede e il titolo era esattamente questo: “Ci vuole coraggio per tornare”. Perché una volta che parti e tocchi con mano tutte le opportunità che puoi avere vivendo in un’altra città con più servizi, più lavoro, più e basta, vedi tutto con occhi diversi. Ti capita di essere anche un po’ superba nei confronti di chi, al contrario tuo, è rimasto. Per questo, quando vivevo fuori e tornavo in Calabria in estate o per le feste di Natale, la vedevo sempre più piccola, più desolata, più triste. Eppure, tutte le volte che arrivava il momento di ripartire, si affacciava il nodo in gola, come il boccone che proprio non andava giù. “Non sarei mai tornata indietro”, mi dicevo mentre tornavo a quella che consideravo la mia vita presente e futura. Invece, la notte facevo i conti con tutte le mancanze, mi circondavo di surrogati per placare la malinconia e la nostalgia. Proseguivo ferma per la mia strada, ma con il cuore spezzato da quegli amori immensi e dannati che cerchi di dimenticare e che non riesci in alcun modo a rimpiazzare.

Il coraggio di tornare

Alla fine il coraggio per tornare l’ho trovato. E non perché non avessi altra scelta, ma semplicemente perché tutte le città in cui ho vissuto sono state delle splendide amanti, ma l’amore è un’altra cosa. Sono tornata ed è stata dura, sono tornata e ricordo che i primi anni mi incazzavo un giorno sì e l’altro pure. E vivevo male, male davvero. Fino a quando ho scelto di cambiare prospettiva.

#Seminailbello

Ho iniziato a circondarmi di gente virtuosa, che stava realmente creando qualcosa di buono in questa terra, ho chiuso la porta ai disfattisti, alle persone aride, senza idee e senza sogni, ho iniziato a partecipare a tutte e dico tutte le attività che ritenevo di valore.

Sono andata a vedere da vicino le belle realtà imprenditoriali, ho scritto le loro storie, gli ho dato una voce, ho condiviso e sposato le loro iniziative, con qualcuno ne è nata una bella collaborazione. Ho viaggiato molto, in tutto il sud, perché ho scoperto di conoscerlo poco. Ho trovato rifugio nelle Isole Eolie che sono immerse nella bellezza. Sono andata a scoprire i borghi dell’entroterra calabrese, a parlare con i vecchi, gli artigiani, i piccoli ristoratori e ho ascoltato tanto, cercando un po’ le mie radici. Ho scritto tutto quello che vedevo e nel mio piccolo ho iniziato a promuovere questo mio grande amore che è la Calabria, il mio sud. Ho seminato il bello ed ho raccolto dei frutti meravigliosi.

Oggi posso dire che non si tratta di coraggio, ci vuole coraggio per tornare ma anche per partire, per vivere lontano dai propri cari e dalla propria terra. Noi de sud siamo un po’ tutti coraggiosi, chi parte e chi resta. Ognuno con le proprie storie, con le proprie vite. La differenza, a prescindere da chi parte e chi resta, la fa la prospettiva con cui si sceglie di vivere. Dando un senso alle cose, una spolverata di zucchero a velo in un dolce in cui c’è fin troppo poco zucchero, un po’ di rosa quando tutto è dannatamente bianco e nero.

E se ci sono riuscita è stato perché ho rivolto lo sguardo sempre verso il mare e mai verso “le facciate mai finite” e non per tapparmi gli occhi, ma perché se vuoi vivere qui devi circondarti di bellezza e se alleni l’occhio ne trovi un’infinità.    

Mariarita Sciarrone
Mariarita Sciarrone

Giornalista, esperta di marketing territoriale e digital strategist. Sembrano tante qualifiche, ma sono tutte racchiuse in una professione.  In parole povere mi occupo di valorizzare aziende e territori. Lo faccio principalmente mettendo assieme strategia e parole. Hai bisogno di aiuto?  LAVORA CON ME


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✍🏼Scrivo contenuti e creo strategie digitali per aziende che hanno un’anima. 📍#Calabria e #suditalia lenti Nostalgica per vocazione 👉@secretcalabria

Mariarita Sciarrone | copywriter & digital strategist
Gran parte di tutta questa bellezza sono riuscita Gran parte di tutta questa bellezza sono riuscita a vederla grazie a te, papà. Grazie al tuo sconfinato amore per il nostro #strettoindispensabile. 

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Ho scelto di raccontare un’altra Calabria. Lo St Ho scelto di raccontare un’altra Calabria. Lo Stretto Indispensabile è nato per questo. 
Sono passati 12 anni dal mio ritorno qui. Non mi sono pentita di essere andata via, non mi sono pentita di essere tornata. Non ho mai giudicato chi è andato via, però spiace che spesso le parole più crude verso la Calabria provengano da calabresi. 
Li osservo mentre da lontano mettono la Calabria al centro dei loro racconti. E non sono bei racconti, no. Sono quelli che scrivono “Cercasi commesso volenteroso da subito. Astenersi calabresi”. 
Ma è uno scherzo, dice il calabrese che l’ha scritto. Una goliardata. 
Scherzi mal riusciti a parte, figli di un volersi tirare la zappa sui piedi ad ogni costo, è come se urlassero al mondo: “lo vedi che ho fatto la scelta giusta ad andarmene?”.
Sono i delusi, gli sfiduciati. Quelli che non li convincerai mai, perché hanno condannato all’ergastolo la regione che li ha partoriti e l’unico modo che hanno per dimostrare il loro amore è quello di lanciarle dardi. 

Quell’altra Calabria non la racconto per loro, abbiamo detto che non li convinceremo mai. 
La racconto per gli altri, per chi ne sente l’urgenza e per chi come me sogna una migrazione al contrario. È ambizioso come sogno, lo so. Ma la vision è fatta di questo. Di sogni. E per fortuna non sono da sola.

Lì fuori è pieno di persone che credono in questa vision e raccontano una Calabria resiliente, i borghi e i luoghi che i calabresi per primi non conoscono, le tradizioni che rischiano di andare perse, i giovani che a colpi di ascia e innovazione stanno distruggendo le fondamenta di una terra considerata perduta, per costruire imprese etiche, aziende biologiche, progetti inclusivi. 
Le ho incontrate queste persone, ho ascoltato le loro storie, ci siamo scelti per lavorare assieme, hanno la luce negli occhi e idee così belle che ti viene solo da abbracciarle. 

Ho scelto di dare voce a loro e a questa Calabria, non perché abbia i paraocchi e non veda tutto quello che non va.
Ma perché di quella Calabria lì, quella sbagliata, sono bravi a parlarne tutti, siete più bravi a parlarne voi. Io no.
Io racconto altro, per chi ha voglia di ascoltare.
Ciao, febbraio. Sei stato tante cose e tante prime Ciao, febbraio.
Sei stato tante cose e tante prime volte.
Il ritorno nei borghi, la prima volta a Parigi, pranzi in mensa, molte sveglie all’alba, vestiti di carnevale che sudi sette camicie per farli indossare a tua figlia, salvo poi non riuscire a toglierglieli neanche per dormire. 
Compleanni e candeline da soffiare. 
Sei stato un mix di ruoli di responsabilità, orgoglio, soddisfazione, ma anche senso di impotenza, lacrime e notti col cuore pesante. Viaggi in treno, in macchina, in autobus, in aereo, ma quel che conta viaggi.
Sei stato la dura legge della conciliazione vita-lavoro, mamma-lavoro, figlia-lavoro, compagna-lavoro, amica-lavoro. E per quanto mi ripetano che non sono il mio lavoro, ho fatto pace con la verità che sono anche il mio lavoro. E l’unico modo che ho per non soccombere, è provare a conciliare. C’è da dire, infine, che la mia conciliazione passa anche dal trascorrere serate a cercare una Barbie che non è una Barbie, ma una costruzione dei lego. 
Sei stato tante cose, febbraio. Ma più di tutte sei stato la certezza che andando via tu, hai lasciato posto alla primavera. Poco importa se sono previsti bruschi cali di temperatura, marzo pazzerello e via dicendo. Io ho comunque detto ciao ciao all’inverno.
“Vattene dai luoghi che non ti guardano le spall “Vattene dai luoghi che non ti guardano le spalle”.
Ché di fronte ai nostri occhi abbiamo sempre il mare, ma dietro di noi è la montagna che ci guarda le spalle. 

È la montagna che ha protetto la gente di questa terra durante le incursioni saracene.
Siamo gente di mare, ma le tradizioni sono tutte lì, in mezzo ai boschi.
Non scordarlo mai! 

#lostrettoindispensabile #tramareemonti #storiacalabria
Le strict nécessaire de Paris. Parigi se ne freg Le strict nécessaire de Paris.

Parigi se ne frega. Se le parli in inglese, se ne frega. E ti costringe a dare fondo a tutte le tue reminiscenze scolastiche. Ché alla fine ti chiedi dove le hai pescate quelle parole in francese, tu che il francese non lo hai mai studiato.

Parigi ti guarda con l’aria superba, di chi sa di essere sfacciatamente bella e può permettersi anche un hotel in centro dove i riscaldamenti non funzionano. Che diamine, sei a Parigi.

Se ne frega, ma solo apparentemente. Ché sotto il braccio nasconde la baguette, ma in mano ha un libro per imparare l’italiano e sfoggia ristoranti e pizzerie che sventolano il tricolore.
Però non temere, Parigi. Sei bella assai. 

Luoghi comuni su Parigi, che non sono poi così comuni ne avete?

#paris #parisvibes #visitparis #viaggianord #parigidascoprire #inviaggioaparigi #viaggidilavoro
Vino e territorio, cibo e territorio. L’unione Vino e territorio, cibo e territorio. 
L’unione tra questi elementi è sempre stata vincente. Eppure, a volte si tendono a dare per scontate le risorse, la propria autenticità e unicità. 
In questi giorni ho assaggiato moltissimi vini, per lo più calabresi ma non solo. 
Vini biologici, vini premiati, ma anche liquori artigianali. 

Ho conosciuto la storia di molte aziende, le ho osservate da vicino, ho visto la loro unicità anche quando non traspariva dalle loro parole.
Insieme abbiamo raccontato a giornalisti e visitatori professionali non solo il vino, ma soprattutto il territorio. Perché un vino si nutre di questo: della terra in cui crescono le sue uve. Del vento che soffia lungo i vitigni, di quanto estrema sia la viticoltura. 
Non è solo il territorio a fare un buon vino. È questione di pazienza, amore, dedizione, lungimiranza. E poi radici.
Ho assaggiato tanti vini, dicevo.
Per tre lunghi giorni e in orari in cui non sono solita bere. Ma ho anche degustato i prodotti identitari del territorio.
Con un pizzico di orgoglio, lo ammetto, ho osservato l’interesse da parte di produttori e giornalisti verso una regione considerata dai più come un luogo senza speranza, dimenticato, in cui non c’è nulla. 
La narrazione è per lo più questa, ma per fortuna c’è una contro narrazione. 
Il mio ringraziamento va soprattutto agli artefici di questa contro narrazione. A tutti gli imprenditori che hanno costruito oasi nel deserto, che hanno piantato semi in terreni giudicati aridi e che sono andati avanti quando tutti gli dicevano di mollare. A chi se n’è andato, ma non ha mai smesso di raccontare la Calabria, elevandola. Grazie!

#wineparis2023 #wineexhibition #parisexposition #calabresinelmondo #prodotticalabresi #vinibiologici #vinicalabresi #calabriastraordinaria #winetasting #wineparis
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