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Comunicazione & Marketing

Come promuovere la tua struttura ricettiva on line: guida gratuita

Come promuovere la tua struttura ricettiva on line: guida gratuita

Aprile 7, 2021 Mariarita Sciarrone

Il turismo è tra i settori più colpiti dalla pandemia. In un momento in cui la possibilità di viaggiare è limitata, viene naturale stare fermi e immobili, aspettando che tutto passi. In realtà, nonostante le limitazioni vigenti, soprattutto all’interno del territorio italiano, l’interesse verso i viaggi continua ad essere molto alto e le prenotazioni per l’estate 2021 sono già iniziate. Ragion per cui è importante promuovere la tua struttura ricettiva on line e costruire una strategia di comunicazione per il target cui ti rivolgi.

Nelle ultime settimane ho realizzato una mini guida gratuita rivolta a chi gestisce una struttura ricettiva. Si tratta dieci consigli, dieci attività di marketing (ma non solo) su cui puoi investire per promuovere la tua struttura ricettiva on line.

Questa guida fa per te se:

  • hai una struttura ricettiva alberghiera o extra alberghiera;
  • vuoi migliorare la tua comunicazione on line. Se presente on line, ma non hai una strategia, non sai da dove cominciare oppure vuoi capire quali attività funzionano meglio. Come ho scritto precedentemente, non ci sono attività che funzionano per tutti. Parti sempre dalla tua missione e dal tuo target. I tuoi ospiti e i loro bisogni siano sempre la tua bussola. Una volta chiarito questo, la strada per raggiungere i tuoi obiettivi sarà meno faticosa;
  • sei disposto ad investire molto tempo. Promuovere una struttura ricettiva on line richiede molto tempo, studio e costanza. Non solo non ci si può improvvisare, ma occorre essere disposto ad investirci. Alcune delle attività che troverai dentro la guida non richiedono investimenti economici, altre naturalmente sì. Chi ti dice che puoi promuovere la tua struttura senza investire alcun budget economico, mente;
  • credi profondamente nella valorizzazione e promozione del tuo territorio. Non c’è comunicazione che tenga se non ti impegni a valorizzare il territorio in cui ricade la tua struttura, se non dialoghi continuamente con comunità e attori locali come imprenditore e come cittadino.

Questa guida non fa per te se:

  • sei un addetto ai lavori. Questa guida non è pensata per chi già lavora nel settore della comunicazione (social media manager, consulenti di marketing, digital strategist ecc.). L’ho immaginata per le piccole strutture ricettive che in questo momento difficile non hanno la forza economica per affidare la comunicazione a professionisti del settore. Se sei un consulente di marketing o lavori nel settore, puoi comunque scaricare la guida, ti chiedo solo di citarmi se dovesse essere per te d’ispirazione
  • non credi nella comunicazione on line. Non hai mai ideato una newsletter e non ti interessa farlo. Non utilizzi gli account social perché non li ritieni utili alla tua comunicazione, non investi in altre attività di comunicazione. In questo caso, scaricare la guida ti servirà a poco perché difficilmente sarai disposto a mettere in pratica i miei consigli 🙂
  • non sei disposto ad investire tutto l’anno nella comunicazione della tua struttura. Se pensi che puoi concentrare la tua comunicazione solo durante i mesi di alta stagione, non scaricare questa guida. L’investimento richiesto è costante e non può ridursi ai mesi in cui hai bisogno di ricevere prenotazioni. Questo è un concetto che vale anche se non hai una struttura ricettiva. Penso agli eventi istituzionalizzati, che si svolgono una volta l’anno e terminato l’evento, fermano completamente la comunicazione e tornano attivi l’anno successivo. Ok per la riduzione dei contenuti, ma non può esserci la totale assenza.
  • non credi nel potere della rete. Il settore alberghiero, ma tutti i settori in generale, richiedono una forte predisposizione a fare squadra. Se sei un’individualista, se preferisci che l’erba del vicino bruci per far sì che la tua appaia più verde, non scaricare questa guida. Qui si coltivano collaborazioni e la consapevolezza che si può crescere insieme.

Se sei arrivato fin qui, vuol dire che in qualche modo ti ho convinto. Non ti resta altro che compilare il form e scaricare la guida.

Mariarita Sciarrone
Mariarita Sciarrone

Giornalista, esperta di marketing territoriale e digital strategist. Sembrano tante qualifiche, ma sono tutte racchiuse in una professione.  In parole povere mi occupo di valorizzare aziende e territori. Lo faccio principalmente mettendo assieme strategia e parole. Hai bisogno di aiuto?  LAVORA CON ME


digital strategy, social media marketing

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2 thoughts on “Come promuovere la tua struttura ricettiva on line: guida gratuita”

  1. Maria Piera Rossi ha detto:
    Aprile 16, 2021 alle 6:04 am

    Grazie, mi sarà molto utile

    Rispondi
    1. Mariarita Sciarrone ha detto:
      Aprile 17, 2021 alle 9:20 am

      Ciao Maria Piera,
      ne sono felice. Se hai bisogno di confrontarti sono a disposizione. Un caro saluto

      Rispondi

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✍🏼Scrivo contenuti e creo strategie digitali per aziende che hanno un’anima. 📍#Calabria e #suditalia lenti Nostalgica per vocazione 👉@secretcalabria

Mariarita Sciarrone | copywriter & digital strategist
Lettere dal mare, 10 settembre 2023 Scrivo questo Lettere dal mare, 10 settembre 2023

Scrivo questo pensiero dalla riva del mare, in un giorno in cui il calendario e la temperatura esterna ci dicono che è ancora estate, eppure attorno si respira l’atmosfera autunnale. 
La destagionalizzazione è un concetto che tocchiamo con mano ma che non abbiamo il coraggio, la voglia di fare nostro.
Ripenso alle parole di Gioacchino Criaco, durante le lezioni popolari di “una festa del giornalismo” a cura de @bizzolo_periodico . Lo scrittore Gioacchino Criaco è sceso dalla cattedra - anche se non l’ho mai visto “salire” in alcuna cattedra - e si è seduto allo stesso livello del pubblico. Una festa del giornalismo per riflettere e tornare a parlarci. Perché in fin dei conti è l’unica cosa che può salvarci. 
La sua storia somiglia a tante altre di noi meridionali. È una storia di fuga dal sud, da questa “madre nera che era l’Aspromonte”, nel suo caso.
“Sono scappato dal buio per cercare la luce. E questa luce era nell’unica prospettiva che noi avevamo - per raconto, per narrazione - che stava a nord.” 
Ma la sua è anche una storia di ritorno, di quelle che ultimamente sto sentendo più spesso. 
Penso e ripenso se sia davvero il caso di continuare a parlare di questo sud che sta cercando di alzare la testa, senza voler passare da vittime. 
Ed è in questa lezione popolare di Gioacchino Criaco che mi vengono ricordate le parole di Corrado Alvaro, “del calabrese che vuole essere parlato”, trattato da uguali fra gli uguali, non messo tra parantesi, non ignorato, non comandato. Ma sono passati settant’anni da queste parole. 
C’è ancora bisogno di ribadirle? Purtroppo sì. Perché esiste ancora quel senso di condizione di inferiorità, quel bisogno di sentirsi legittimati.
Me lo sono chiesta il perché e l’ho ritrovato in alcuni commenti sotto a contenuti pubblicati nell’ultimo periodo. Ho fatto screenshot solo al più recente. 
Sono commenti pubblici, chi li ha scritti ci avrà pensato prima di scriverli. O magari no, ma l’educazione digitale dovrebbe partire da questo: prendersi la responsabilità di ciò che si vomita addosso alle altre persone. 
(Continua nei commenti)
Per noi fuorisede dei primi anni 2000, l’amaro e Per noi fuorisede dei primi anni 2000, l’amaro era uno dei prodotti che più ci avvicinava a casa. In quegli anni l’amaro calabrese era solo uno e lo trovavi in pochi posti eletti.
Così ce lo facevamo spedire con il famoso pacco da giù, quando ancora non si chiamava così. E quando ci consegnavano il pacco era gioia infinita, perché nelle nostre case sgangherate di studenti fuori sede non arrivava un semplice amaro. Arrivava un po’ di famiglia, amici, un po’ di casa. Bastava svitare quel tappo marrone per evocare i nostri ricordi più cari. Offrire un bicchiere d’amaro a chi veniva a trovarci era un po’ come dire: benvenuto a casa mia, ti presento la #Calabria. 
L’amaro, quell’amaro lì, rappresentava un pezzo della nostra identità. Trovarlo in un locale era come riconoscersi, sentirsi parte di qualcosa di più grande.

Oggi gli amari calabresi in circolazione sono tantissimi, ogni provincia è rappresentata da uno o più amari e non si fa più alcuna fatica ad averlo in una casa fuori dalla nostra regione. Ognuno con la sua storia, i suoi profumi, la sua identità.
Alcuni dei migliori amari del mondo sono prodotti qui in Calabria. 

Per questo è nato il contest “Amara Calabria”, giunto alla seconda edizione.
L’obiettivo non è quello di individuare l’amaro migliore ma il drink migliore a base di uno tra gli amari calabresi scelti. Venti tra barman e barlady si sono sfidati per aggiudicarsi il premio per il cocktail migliore. 
A vincere questa edizione, Cristina Familiari. Il suo drink, a base di amaro “Foraffascinu”, ha conquistato il primo posto. Al secondo posto Tindaro Gemellaro con l’amaro Kaciuto e al terzo posto Vasile Vidrasco, in gara con l’“Amaro del Capo”. 
Un grazie speciale al Piro Piro per aver organizzato questo evento a Reggio Calabria e a Giovanna Pizzi per averne curato la comunicazione come sempre in modo impeccabile.
#amaracalabria #amaricalabresi #amariitaliani #bitter #calabriadrink
Ci sono dei luoghi che ancora resistono ad un cert Ci sono dei luoghi che ancora resistono ad un certo tipo di turismo.
Che uno pensa sia un limite, poi una sera a cena alla @locanda_cocintum ho conosciuto Rossana, una ragazza napoletana che non te le manda a dire, che mi ha illuminata.
I calabresi sono resistenti. Non cedono al capitalismo che vuole tutto basato unicamente sul profitto, al calabrese non gliene frega niente se è agosto, se
ci sono i turisti. All’ora di pranzo il gestore del chiosco chiude e se tutto va bene riapre alle 17, dopo il pranzo a casa, dopo il giusto tempo dedicato al riposo. 
C’è una parte di Calabria che resiste. Dove ti siedi a mangiare in una trattoria e una pizza margherita costa ancora il giusto, 4 euro e le linguine allo scoglio 
11 euro. Una cosa così straordinaria ormai, che il menù lo devi fotografare. 

Quei luoghi dove il sapone lo sanno fare ancora in casa e anche se la ginestra non si tesse più, vengono comunque insegnati tutti i passaggi della lavorazioni. Che certe tradizioni è importanti non vengano perse. 
Questi luoghi qui, esistono e resistono. 
Resiste l’ultimo intrecciatore di cestini della Vallata dello Stilaro, resiste chi torna e si reinventa.

Alcune persone vengono da fuori a dirci come dobbiamo campare, salvo poi celebrare la #vitalenta, ma solo su Instagram. Nel frattempo, quella vita lì si sgretola tra le mani. L’identità di un territorio pure. A me personalmente basta sedermi al tavolo di un ristorante e trovare piatti che parlino di quel posto, conversare con il personale di sala che conosce com’è fatto il menù, da dove provengono le materie prime, mi basta leggere un menù per capire se mi trovo nel luogo giusto. 
Mi basta trascorrere due giorni in un posto che quando è arrivato il momento di andar via, anche se non ho visto tutto, quel posto lo conosco al punto che non mi resta l’amaro in bocca per le cose che non ho visto. Tanto so che ci voglio ritornare.
Questo per me vuol dire promuovere e valorizzare un territorio. Lasciare in chi va via il desiderio di ritornare ♥️ 

#raccontiasud #destinazioniitaliane #calabria #valorizzareterritorio
È per questo che amo vivere al Sud. Vi ricordate È per questo che amo vivere al Sud.
Vi ricordate quelle giornate di caldo torrido , a luglio? Quelle in cui la terra bruciava, soprattutto al sud?
In quei giorni avevamo deciso di andare a stare nella casetta al mare, pensando fosse più sostenibile. Ma se devi lavorare il caldo è caldo ovunque. Il nostro Smart working fu Smart per una sola ragione: abbiamo adottato tecniche di sopravvivenza.
La mia è stata questa: la mattina mi svegliavo alle 6 per il troppo caldo. Andavo al bar, prendevo una granita pesto di pistacchio e panna con brioche da portar via e mi dirigevo alla spiaggia dei pescatori. Alle 7 tornavo a casa, con i capelli ancora bagnati e iniziavo a lavorare. Il mare lo rivedevo alle 19.
Non ho mai smesso di lavorare in quei giorni, ma riguardando questo video mi torna in mente quella sensazione di benessere e la bellezza di tutta questa semplicità. 
Lo so che per molti è nulla, ma per me è l’essenza del vivere qui.
Amare questi luoghi d’estate è facile, ma io li amo anche d’inverno. A me basta ci sia il mare e tutto assume un’altra forma.
E non so proprio come spiegarlo. Magari guardando questi frammenti ve lo riesco a trasmettere. ♥️ Ché non è solo per il mare, me il mare c’entra sempre. 

#lostrettoindispensabile #viaggiasud #tiraccontounastoria #raccontiasud #igerscalabria #igersreggiocalabria
Negli ultimi dieci giorni ho girato moltissimo. Tr Negli ultimi dieci giorni ho girato moltissimo. Tra i paesi calabresi, soprattutto.
Ed ho avuto conferma di molte cose:
1. i paesi sono più vivi che mai, a dispetto di tutte le persone che dicono il contrario;
2. la piazza resta sempre il centro aggregante dei paesi. Più volte ho sentito ragazzi scambiarsi frasi che non si sentono più, tipo: “ci vediamo in piazza”; 
3. ci sono ragazzi e ragazze  che stanno ribaltando la logica che nei paesi non c’è niente. Sono riusciti a fare rete. Li senti parlare e ti si apre il cuore, si accende la speranza. Ché la verità è che nei paesi non c’è niente fin quando qualcosa non la fai accadere. A San Vito sullo Ionio, alcuni di questi ragazzi organizzano da sette anni il festival @sonativicinu. Con loro e con altre splendide persone abbiamo parlato di valorizzazione del territorio, di come raccontare il territorio, di comunità, della ricchezza delle storie calabresi, dell’importanza di acquisire consapevolezza di tutta questa bellezza. 
4. la storia di un paese è tra le sue rughe, termine che in passato veniva usato per definire le strade. Le stesse rughe che caratterizzano le persone anziane. La memoria storica di trova quindi lì, e non può andare persa. 
5. Mi hanno detto che parlo così dei paesi perché non ci vivo tutto l’anno, ma queste  persone non sanno che io vivo molto più i paesi che la città. Ed è nei paesi che io mi sento completa. A chi mi chiede perché non ci vivo stabilmente, rispondo che oggi non ci vivo solo per caso e che l’inverno al sud è duro anche se vivi in città. Ma se hai una rete ben salda, un lavoro che ti piace, gli affetti e degli hobby puoi vivere ovunque.
6. i bambini nei paesi ci sono, anche se ve ne sono molti meno, non so se siano più felici, ma sono più liberi. E la libertà va un po’ a braccetto con la felicità.
7. la menta nei paesi non finisce. E la prossima volta che qualcuno mi dice che nei paesi costa tutto di più vi mando quel signore toscano che ha strabuzzato gli occhi quando gli hanno chiesto 16 euro per un amaro Jefferson, un Negroni sbagliato, un americano e un gin tonic con gin medium (quando ha sentito il prezzo  ha chiesto il gin premium). 
#raccontiasud #tiraccontoipaesi
#OdeAiPaesi A chi torna e a chi il paese non l’h #OdeAiPaesi
A chi torna e a chi il paese non l’ha mai lasciato.
Quando chi dalla città torna nei paesi e si lamenta che non ci sia nulla, mi torna in mente la mia infanzia trascorsa nel paese. 

Nel mio paese non c’era molto da fare, c’era un pub, ma era uno di quei pub che hanno fatto la storia. C’era un pub e c’è ancora. Ha resistito al tempo, alle mode, ai cambi generazionali ed è lì a ricordarci che talvolta le cose belle non finiscono. Poi c’era una piazza. O meglio c’era più di una piazza, ma noi stavamo sempre in una. Il giorno che l’hanno chiusa per restauro, ci siamo spostati in un’altra piazza. Pensavamo non sarebbe cambiato nulla, invece è cambiato tutto. Perché io lo scoprii allora che i luoghi fanno le persone. E quando la piazza, la nostra piazza, fu nuovamente accessibile, il gruppo non c’era più e neppure la piazza. La verità è che della vita di paese c’eravamo un po’ stancati. 
C’eravamo stancati di quel niente, perché quando vivi in un piccolo paese, pensi sia una condanna.

Invece, come mi ha detto un giorno il mio amico Claudio @cla.u.dio81 i paesi ci hanno salvato. 
Perché ci hanno insegnato ad annoiarci. A guardare il cielo.
Ad avere fantasia. 
Ci hanno insegnato l’arte dell’inventiva, ad arrangiarci, ad immaginare “come sarebbe stato se”. E l’immaginazione ci ha regalato ambizioni, sogni da coltivare e le più grandi incazzature. 
Dai paesi minuscoli, quelli delle 4 case e un forno, abbiamo sognato metropoli, viaggi epici, avventure nel mondo. 

I paesi ci hanno regalato tempi morti, ore vuote, amicizie che non si sono disperse negli anni, che dove vuoi che ci si perda in un piccolo paese. Si cresce insieme in un paese, e mentre noi diventavamo grandi i paesi si facevano più piccoli.
Molti di noi dai paesi siamo fuggiti. 
Ma è nei paesi che oggi cerchiamo riparo. 
In un mondo in cui si parla molto di borghi, io voglio benedire i paesi. Con una sola piazza capace di contenere i sogni e illusioni di tutt*. 
Che mi piace pensare che fin quando ci sarà una piazza, esisterà un paese in cui tornare. 
Perché “un paese ci vuole. Che anche quando non ci sei” resta affacciato al balcone ad aspettarti.

#paesiitaliani #raccontiasud #viaggiolento
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