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Botrugno - il Salento che non ti aspetti
Il Salento che non ti aspetti: Botrugno e dintorni (I parte)

Il Salento che non ti aspetti: Botrugno e dintorni (I parte)

Marzo 14, 2018 Mariarita Sciarrone

Identità Salentina Botrugno e dintorni

Il viaggio per raggiungere la Puglia è lento. Quando sceglierete di visitarla, mettetevi l’anima in pace. Ci sono dei luoghi che per raggiungerli ci vorrà più tempo. Sono mete nascoste e non inserite negli itinerari convenzionali. Destinazioni non ancora prese d’assalto dal turismo di massa. Eppure, si tratta di luoghi ameni, dove perdere la dimensione spazio temporale e ritrovare quella dell’immaginazione. Il mio ultimo viaggio in Salento è stato esattamente così: immaginato. Cinque giorni in cui il mare l’ho visto poco e mi sono mossa verso l’interno, nel Salento che non ti aspetti: tra i borghi di Botrugno, Poggiardo, San Cassiano, Minervino di Lecce. Con lo sguardo sognante.

Come ho scritto qui, il Salento non è solo lu sole, lu mare e lu jentu.

È un abbraccio di quelli che ti stritolano fino a non farti respirare, tavole imbandite con i prodotti che regala ogni giorno la terra, porte sempre aperte e mani tese. È pioggia scrosciante per giorni interi, ritmi lenti e attesa che la natura faccia il suo corso.

Arrivo a Lecce, la città dorata, nel tardo pomeriggio del 17 febbraio. Poggiardo dista circa trenta minuti di auto dalla città dorata. Per raggiungerla percorriamo la ss 16 adriatica in direzione Maglie per circa 28 km.

Poggiardo – B&B il Borgo

Poggiardo è un suggestivo borgo di origini trecentesche con circa 6.000 abitanti. Il B&B che mi accoglierà durante i cinque giorni di Educational Tour, alla scoperta della vera identità salentina, si trova nel centro storico di Poggiardo. Ed è qui che ricevo il primo abbraccio stretto, made in Salento. Valeria, da perfetta padrona di casa ci conduce tra le stanze del B&B Il Borgo, un tempo casa a corte e abitato da famiglie diverse quante sono le stanze al suo interno. Oggi trasformato in un elegante B&B in cui è stato mantenuta quanto più possibile la struttura antica, grazie al recupero del mobilio e ai suppellettili antichi restaurati.

Poggiardo - il Salento che non ti aspetti

Cinque giorni, quelli nel Salento, in cui ho imparato a mangiare i ceci e le fave, a digerire i peperoni, ad aspettare pazientemente che smettesse di piovere, a reggere l’umidità, a stare con il naso all’insù per ammirare i balconi dei palazzi in stile barocco, a ballare la pizzica e a non sentire troppo la mancanza del mare.

Botrugno – il Salento che non ti aspetti

La prima tappa di questo viaggio è Botrugno, a circa 6 km da Poggiardo, nel Salento meridionale. Ad accoglierci, nella piazza principale di questo gioiello incastonato nel cuore del Salento, il sindaco Pasquale Barone. Un borgo di appena 2.700 abitanti che conserva un patrimonio culturale ancora intatto: come il Palazzo Marchesale, situato in quella che un tempo era chiamata Piazza del Convento. Voluto nel 1400 dal casato dei Maramonte, il maestoso palazzo fu venduto durante la metà del ‘600 ai Castriota Granai che lo trasformarono in una vera e propria residenza nobiliare.

Botrugno - il Salento che non ti aspetti

Gianni, vero amante del territorio, ci fa da Cicerone in questa prima tappa, tra sacro e profano.

Gran parte della storia di Botrugno è legata al suo Santo Patrono: Sant’Oronzo. Ma cosa sappiamo di questo Santo venerato non solo a Botrugno, ma anche a Lecce, Caprarica, Turi, Muro Leccese, Castiglione e altri centri dell’Italia meridionale?

La leggenda narra che Oronzo fosse un giovane pagano romano che si convertì al Cristianesimo per opera di Giusto, discepolo di San Paolo. Fu lo stesso San Paolo a nominare Oronzo primo vescovo di Lecce. Giusto e Oronzo iniziarono un lungo viaggio lungo la terra salentina e la Puglia evangelizzando e convertendo al Cristianesimo diverse città. Durante la persecuzione dei romani, Oronzo si rifugiò ad Ostuni. Quando la persecuzione arrivò anche lì, Oronzo fece ritorno a Lecce, dove fu decapitato. Fino a poco tempo fa si credeva che la testa di Oronzo fosse sepolta nella cattedrale di Lecce. Non essendoci testimonianze storiche a riguardo, Sant’Oronzo è diventato Santo a devozione locale. I resti attribuibili a Sant’Oronzo si trovano in Serbia.

I festeggiamenti in onore del Santo si svolgono ad agosto. Ma Sant’Oronzo viene festeggiato anche il 20 febbraio, data in cui il santo salvò la provincia di Lecce dal terremoto, nel 1743. La pioggia incessante di questi giorni ci farà perdere la cosiddetta festa di “Santu Ronzu Piccinnu”(Festa piccinna di Sant’Oronzo), di cui ne vediamo solo i preparativi.

Tra le chiese da visitare a Botrugno vi è la Chiesa dello Spirito Santo, dove intorno alla metà del Seicento venne realizzato l’altare dedicato a Sant’Oronzo; la Chiesa della Madonna di Costantinopoli, e la Chiesa della Madonna Assunta, chiesa originariamente dedicata a San Nicola e al cui interno c’è un affresco unico in Italia che raffigura la madonna con il bambino, che benedice alla greca.   

Botrugno - il Salento che non ti aspetti

Botrugno – i musei

Botrugno è sede del Museo Civico delle Forze Armate, nato nei locali deposito del Palazzo Marchesale e dedicato all’Ammiraglio Rubelli. All’interno del Museo è raccontata la storia d’Italia attraverso apparecchiature, antenne, divise storiche e non, cimeli vari.  A colpire è la cura certosina con cui è rappresentata e ricostruita la vita lavorativa e quotidiana delle epoche più importanti della nazione.

Botrugno - il Salento che non ti aspetti

Nel Salento che non ti aspetti trovi, inoltre, una collezione insolita: “Il museo della lametta”, al cui interno è presente la Storia della Lametta da Barba di Alfonso Tozzi, che raccontata attraverso quest’oggetto innovativo, guerre, emancipazione della donna, diritti conquistati, sport e usi e costumi del nostro paese.

Botrugno - il Salento che non ti aspetti

Botrugno – tradizioni e popolazione locale

Passeggiando per il borgo ci addentriamo in un antico cortile dove troviamo le signore Antonietta e Addolorata. La storia di Botrugno è racchiusa anche nelle loro mani rugose, di quelle che hanno lavorato la terra, e nei loro volti segnati dal tempo. Antonietta ci racconta che la sua casa ha oltre 100 anni e che fu costruita presumibilmente durante la guerra di Abissinia.

Botrugno - il Salento che non ti aspettiAll’interno di questo cortile, un tempo agorà degli abitanti che ci vivevano attorno, sembra di tornare indietro nel tempo. E dietro lo sguardo diffidente e profondo di Addolorata scopro il suo mondo antico in cui il bucato veniva lavato con la cenere nella cosiddetta pila in pietra leccese e sciacquato con l’acqua della cisterna.

Botrugno - il Salento che non ti aspetti

Prima di lasciare Botrugno facciamo un salto al Bar Sport, luogo ricreativo degli abitanti del posto. Attivo dal 1930 è il bar più antico del paese. Negli occhi degli uomini di Botrugno si legge la bellezza delle cose semplici e il meritato riposo dopo una vita colma di sacrifici.

Batrugno - Bar Sport

San Cassiano – il frantoio ipogeo

La seconda tappa del nostro viaggio è in uno dei borghi più autentici del Salento: San Cassiano.

Il fulcro di questo centro, tra i borghi più autentici d’Italia, è piazza Cito, con l’elegante Palazzo Cito, costruito alla fine del XIX secolo.

San Cassiano - il Salento che non ti aspetti

Guidati da Gianfranco visitiamo un antico frantoio ipogeo del palazzo Ducale, scavato nella roccia per assicurare sia una migliore conservazione del prodotto che la sicurezza dei lavoratori. All’interno del frantoio venivano tenuti anche gli animali. Qui veniva prodotto l’olio lampante, che serviva anche all’illuminazione locale. Il frantoio di San Cassiano fa parte del circuito dei frantoi di Terra d’Otranto, con lo scopo di tutelare l’olio extra vergine d’oliva prodotto in quest’area e incrementare la commercializzazione del prodotto

Dopo la visita Gianfranco ci guida nella corretta degustazione dell’olio e nella differenza tra olio lampante e olio Evo. 

San Cassiano - il Salento che non ti aspettiDall’olfatto al gusto è un percepire aromi e sentori della terra. Assaggiando e degustando, percepisco che l’olio lampante è più acido e pungente al palato. Gianfranco ci spiega che in Salento viene utilizzato come prodotto giornaliero in cucina.

Al termina della nostra degustazione facciamo rientro al B&B  con la pancia piena, ma il cuore di più.

Leggi la seconda parte qui

 

 

 

Mariarita Sciarrone
Mariarita Sciarrone

Giornalista, esperta di marketing territoriale e digital strategist. Sembrano tante qualifiche, ma sono tutte racchiuse in una professione.  In parole povere mi occupo di valorizzare aziende e territori. Lo faccio principalmente mettendo assieme strategia e parole. Hai bisogno di aiuto?  LAVORA CON ME


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✍🏼Scrivo contenuti e creo strategie digitali per aziende che hanno un’anima. 📍#Calabria e #suditalia lenti Nostalgica per vocazione 👉@secretcalabria

Mariarita Sciarrone | copywriter & digital strategist
Oggi #guidamigennaio di @conguidoit ha come tema “una cosa che non sopporto”.
Potrei scriverne cento ma ce n’è una che riguarda il mio lavoro e un po’ tutte le nuove professioni (che poi tanto nuove non sono più). 
Sono quelle frasi che tendono a sminuire quel lavoro, a classificarlo come un passatempo e solitamente vengono dette con mezzi sorrisi.

Elenco quelle che ho sentito più volte negli anni. Continua anche tu se vuoi ☺️

“Tu che conosci tutti i trucchi dei social…”
“Mi daresti una mano a fare xxx?” 
“Mi daresti un consiglio per fare bene xxx?” 
“Ma ti pagano per fare questa cosa?”
“Ma secondo te posso pagare una persona per promuovere i canali social?”
“Mi scrivi questo testo al volo?”
“Io ho già scritto tutto. Lo puoi leggere tu e darmi un parere?”.

Solitamente l’80% dei consigli richiesti sono consulenze e il controllo veloce di un testo si trasforma in ore di lavoro che, sommate ad altre richieste, fanno giornate perse. 

Non ho ancora imparato a dire un no secco a queste richieste, ma ho imparato a lasciarle cadere nel vuoto, nella speranza che prima o poi si comprenda che non è un gioco ma un lavoro, bellezza.

#storytelling #storytimethread #copywriting #socialmediastrategist #piccolinonsfigati #scrivereperlavoro #scritturacreativa
Riprendo con la challenge di #guidamigennaio che h Riprendo con la challenge di #guidamigennaio che ha come tema oggi “Dove tutto è iniziato”.

Per me da questo libro. Me lo prestò 20 anni fa la mia coinquilina, nel suo titolo originale: lire 26.900. C’era ancora la lira quando uscì, ma io lo lessi durante il primo anno di scienze della comunicazione. 

Ricordo che mi instillò tantissimi dubbi. Non so se può essere definito una pietra miliare, ma è un libro autobiografico di un pubblicitario di successo. Uno che ce l’aveva fatta. 
Fino a quel momento, i miei sogni di matricola mi suggerivano che il mio posto sarebbe stato in una grande agenzia di pubblicità. Sapevo anche quale. Sogni che si scontrarono con il cinismo, l’obsolescenza programmata, l’infelicità artificiale. 

Dopo la lettura di questo libro ne seguirono molte altre che mi avvicinarono ad una comunicazione più etica, allontanandomi in qualche modo dal mondo pubblicitario puro. Poi in quell’agenzia pubblicitaria, quella dei sogni, a Milano, ci andai. Non a lavorare ma a seguire un workshop sulla filosofia Humankind. 
E iniziai a tracciare quella strada che metteva al centro le persone e i loro bisogni. 
 
Questo libro qui lo ricomprai nell’edizione tascabile, solo per averlo tra i miei libri. 
Quattro città e una decina di traslochi dopo, è ancora qui. A ricordarmi dove si è formato il mio pensiero e che una comunicazione diversa è possibile ❤️
“Amo te” Il #guidamigennaio di oggi parla di t “Amo te”
Il #guidamigennaio di oggi parla di te, piccolo uragano che hai appallottolato la mia vita precedente e ne hai inventata una nuova. 
Mi dicono che sono sempre col telefono in mano, che scatto troppe foto. 
Sarà anche vero - le oltre 42.000 immagini sul mio dispositivo non smentiscono la cosa - ma so solo che se non avessi immortalato questi momenti, non ne avrei memoria oggi. 
La maternità mi ha dato tantissimo ma anche tolto delle cose: tipo la memoria. Se non fosse per queste foto non ricorderei che c’è stato un momento in cui ho pensato che mi avresti dormito sempre addosso, un altro in cui ho creduto che non ti saresti mai separata dal ciuccio e un altro ancora in cui il collo mi sarebbe caduto in mille pezzi a furia dei tuoi continui pizzicotti.
Le foto aiutano a restituire i ricordi, a ridimensionare quelli più scomodi e fanno sembrare tutto più roseo. Persino le notti senza sonno, i dolori, i pianti isterici, quel senso di inadeguatezza iniziale, la paura di sbagliare, sono sensazioni che vanno semplificandosi nella loro complessità. 
Sono stati anni impegnativi. Essere madri in Italia, essere libere professioniste madri in Italia è una corsa ad ostacoli, dove tu superi un ostacolo e te ne mettono davanti un altro. Ma non lo dico né per fare l’eroina, né per fare la vittima. È semplicemente un dato di fatto. Non è un paese per essere genitori e riuscirci è una fortuna immensa. 
Se potessi tornare indietro mi ascolterei di più, mi fiderei di più del mio istinto, mi farei condizionare meno dai giudizi, accetterei la mia improvvisa decomposizione fisica e mentale conscia di una nuova fioritura. 
Per questo amo te: perché sei stato l’unico libro di istruzioni che io abbia mai letto, e poi riletto, tentando di impararlo a memoria. 
Amo te per la sicurezza che mi hai trasmesso, a suon di errori.
Tra un pasticcio e l’altro, i migliori “brava” degli ultimi tre anni li ho ricevuti da te.
Amo te perché mettendo i tuoi bisogni davanti al resto, ho fatto spazio anche ai miei di bisogni. Dando voce a te ho dato voce a me, dopo essermi per anni soffocata.
Amo te perché ogni giorno mi insegni che non conta quanto siamo perfetti, ma quanto siamo felici.
“Una soddisfazione enorme” è il tema di #guid “Una soddisfazione enorme” è il tema di #guidamigennaio di oggi.

Una delle soddisfazioni più grandi credo per me sia questa: quando le persone si riconoscono in quello che scrivo. Perché vuol dire che le ho raggiunte, che in qualche modo siamo entrate in connessione.

Nella seconda foto ci sono gli insight di un post che ho pubblicato sia qui che su Facebook. I dati però si riferiscono a Facebook e li prendo come esempio perché è una pagina che non curo per nulla, con meno di 1.000 follower. Mai fatta una sponsorizzata e con una pubblicazione poco costante. Eppure, quel post mi ha dato una soddisfazione enorme ed è stata per me la dimostrazione di un concetto teorico che mi è stato più volte insegnato. Non importa se stai raccontando una storia personale o meno, perché quella storia funzioni ci devono essere persone che si riconoscano, si immedesimino in quello che stai raccontando. 
Non so dirti quanto devono essere queste persone e probabilmente non è importante in termini numerici. Per me qui hanno fatto leva i numeri perché sono evidenti rispetto al numero di persone che seguono la pagina, ma non lo considero un metro di paragone. Mi sono basata molto sui commenti ricevuti e le parole che mi hanno scritto a seguito di questo post, che avevano tutti lo stesso tenore, persone che si riconoscevano in quel racconto, che mi dicevano: “sembra parli di me”. 
Quando scrivo qualcosa che va condivisa faccio mi chiedo: “ci si può riconoscere in questa storia?”, “parla solo di me o può parlare anche di persone che come me stanno vivendo o hanno vissuto questa cosa?”.
Che è un po’ come chiedersi: “sarà utile?”.

Se vuoi leggere il post di cui parlo lo trovi come primo post in cima al mio feed. ❤️

#storytelling #storytimethread #copywritingtips #copywriting #scrivereperlavoro #scritturacreativa #scritturaefficace
Oggi #guidamigennaio di @conguidoit aveva come tem Oggi #guidamigennaio di @conguidoit aveva come tema “dove sto andando”, che è una domanda che mi sono posta per anni. Anni in cui ero sempre impegnata ad andare. E non importava dove, l’importante era muoversi. 
C’è stato un tempo in cui ho pensato ci volesse più coraggio ad andare, poi a tornare e infine che ci volesse più coraggio a restare.
Fino a quando ho capito che nessuna scelta è meno coraggiosa delle altre e che ognuno ha il suo tempo. Il mio tempo oggi è fatto di tanti verbi, messi in fila uno dietro l’altro, che si fanno spazio a vicenda. 

Questo per me è il tempo del restare, per rendere migliore questo piccolo pezzo di terra qui. 
Domani, chissà ❤️
COSA C’ERA PRIMA Prima c’erano le influenze COSA C’ERA PRIMA 

Prima c’erano le influenze stagionali. Oggi, ogni colpo di tosse è c8vid. Solo che i tamponi non li fa più nessuno e la tosse rimane tosse, col dubbio. 

C’era la leggerezza. Di programmare un viaggio senza pensare “e se poi mi ammalo?”. Questo però vale solo per gli ansiosi come me 😅 

C’era l’assenza. Il poter essere irraggiungibile. Oggi al primo messaggio senza risposta o al primo giorno senza aver pubblicato una storia, chiamano “chi l’ha visto”. 

C’erano alberi di Natale brutti, torte brutte, case disordinate, capelli spettinati. Oggi le vite sono tutte perfette. A favore di fotocamera. 

C’erano le mezze stagioni e non ci svegliavamo con l’ansia dei cambiamenti climatici.

C’erano i nonni che facevano da memoria e racchiudevano passato, presente e futuro in pochi gesti. 

C’era la scrittura senza interruzioni. Il fare le cose, in generale. Senza interruzioni. 

C’erano le agende che servivano a ricordarti cosa fare. Oggi ci sono dieci strumenti in più ma le cose ce le scordiamo comunque. 

C’era più tempo e voglia per stare assieme, oggi c’è la sociopatia. 

C’era la mia collezione di posacenere, oggi che non fuma più nessuno c’è quella di tazze. 

#guidamigennaio

(Mi sono incartata con la programmazione e oggi trovate due post. Vediamo se riesco a non confondermi più).
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